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Opere Complete
Volume Terzo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1914, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   note ed aggiunte 455
   44J3
   differenza di oltre 500 milioni; tra la prima e la terza U differenza di circa 300 milioni.
   OSSERVAZIONE G.
   Da questa relazione, che esaminiamo nelle parti più essenziali, apparisce poca sicurezza nel trattare l'argomento per mancanza, come sembra, di sufficienti e speciali nozioni. Se pericolo non vedessimo, che per tal motivo potrebbe venir danno alla causa che si vuol servire, e che merita l'appoggio degli uomini illuminati, esperti ed amanti del paese, non ci saremmo al certo messi in questo improbo lavoro, quasi anotomizzando le principali sedi in cui, a nostro avviso, si trovano i maggiori difetti che viziano l'opera di chi cerca guadagnare la pubblica opinione. Tanto più grave è il pericolo in quanto che il commendatore Devincenzi si vale di mezzi straordinarii presentando al ministro Pepoli la relazione, di cui trattasi, sotto l'egida della sua qualità di Commissario generale del Regno d'Italia all'Esposizione internazionale del 1862.
   Ma dando egli prova di aver accolta con entusiasmo l'idea già diffusa in Italia quando esso comparve nell'ar-ringo, in cui si è dimostrato l'immenso vantaggio che ritrarrebbe l'Italia se volesse imitare l'America nella coltivazione del cotone, abbiamo fiducia nello spirito che deve averlo mosso a prender parte in questa missione, che non gli tornerà dispiacevole veder notati nella sua relazione gli errori, le inesattezze, gli equivoci e le oscurità, affinchè l'animo di chi ha letto e leggerà quella relazione non sia abbandonato in un vortice di contrarie impressioni e di dubbiezze.
   Gli agricoltori, che prima di aver letta la relazione del Commissario generale del Regno d'Italia all'Esposizione internazionale del 1862, erano determinati ad intraprendere la coltura del cotone, se si arrestassero, com'è ben probabile, a riflettere sui prezzi del cotone greggio riferiti nel prospetto che leggesi a pagina 168, e fermandosi specialmente sul prezzo che esso aveva nel 1859, cioè di lire italiane 1,43 per chilogramma, notassero che eguali a questi prezzi, pai