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Opere Complete
Volume Terzo
Giuseppe Devincenzi
Giovanni Fabbri Editore, 1914, pagine 465

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   note ed aooidsie
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   facile ad ottenere reagisce «xbito su tutte le branche dell'indù, rurale ').
   L'uso dell'acqua come forza motrice è dappertutto all'ordine del giorno. I canali d'irrigazione rimangono inutilizzati una gran parte dell'anno, quelli navigabili offrono in certi periodi delle eccedenze disponibili. Non v'ha corso d'acqua, anche navigabile da cui non si possa, in dati periodi, derivare acqua, a condizione' di restituirla dopo avere impiegata la sua potenza di caduta. Le acque piovane, di sorgente, di drenaggio o dei fossi a pendenza più o meno rapida, che alimentano molini e scorrono senza impiego, le stesse falde d'acqua sotterranee, possono essere messe a servizio della coltura idraulica, secondo i procedimenti dei quali i fittavoli degli Stati Uniti hanno fornito interessanti esempi per l'irrigazione dei terreni aridi.
   Cadute d'acqua capaci di fornire da 12 a 15 cavalli necessari ai lavori di una o più aziende rurali s'incontrano nella maggior parte delle località.
   L'acqua non manca, basta cercarla e utilizzarla metodicamente. In quanto alla trasmissione della forza mediante funi telodi-namiche essa è ormai d'una tale semplicità e di una disposizione così elementare che nessun agricoltore potrebbe esimersi dal farne l'impianto.
   Ciascun distretto dovrà ricorrere, in mancanza dell'iniziativa (lei singoli proprietari agricoltori, a dei sindacati per realizzare l'utilizzazione in comune delle derivazioni e delle forze motrici idrauliche.
   Le piante intercalari, foraggere ed altre, sono coltivabili dap-porfcutto, con maggiore o minore successo, nelle terre secche, sebbene non si possa sperare di ritrarne gli stessi rendimenti
   ricavabili dalle terre irrigue.
   S'è molto insistito su ciò, che la riuscita delle coltivazioni
   intercalari é in istretta attinenza con le condizioni climatologiche
   del momento, e che, più di molte altre, esse temono la siccità nei primo periodo vegetativo.
   -yO.DOLFl, Delle colmale di monte. Giornale to,c.. 1828-30.
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