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assai breve degli storiografi nostri, non certo fra i primi per energia d'intelletto e risultato di opere, rimase tra gli ultimi per ragione di tempo e per opera del caso.
Non già, pertanto, ch'egli sia sconosciuto a quanti hanno avuto ed hanno occasione di occuparsi dei nostri studi e della nostra storia, specialmente del periodo sincrono alla vita di lui. Prima del Rozzi '), del Palmella 2) e prima che il Sa vini ne avesse più volte citate le opere nelle note aggiunte alla seconda edizione della Storia di Nicola Palma 3), Teodoro Mommsen 4) ha ricordato nella sua ben nota opera: « Ultimus Pancra-« tìus Palma libello de Interamnia inscriptiones « ita inseruit, ut ante editas ex Delfico et Palma « repeteret, his subiceret paucas postea repertas ».
Il Compendio, dunque, ha un valore relativo ma indiscutibile: un valore che, per debito di e-quità, va considerato indipendentemente dall'indole dell'opera e dalle finalità di essa, non tutte racchiuse nel significato del titolo. Ci si consenta qui, manifestando chiaro il nostro pensiero, di dissentire da quelli i quali credono che il Compendio è esclusivamente la derivazione della Storia di Nicola Palma e ci si consenta pure •— per quanta irriverenza possa essere nel riavvicinare i nomi dei due fratelli così lontani l'uno dall'altro per vastità di coltura, per attitudini e per ten-
1) N. Bozzi, op. cìt.
2) G. PANNELLA. Muzio MV.KÌ, la sua vita e le sue opere. Tera-mo, tip. del « Oorr. abruzz. » 1893, in-8, p. 62.
3) K PALMA, op. cit., voi. Ili, pag. 371 e segg.
4) T. MoiMSEN. Inscriptiones regni neapolitani latlnae. 1852.