DI J-ANCRAZIO PA1MA XXIII
denze — di assumere il confronto fra l'opera poderosa di Nicola e quella assai modesta del fratello minore. La nostra premessa potrà dirsi ardita e la nostra tesi sarà forse discutibile, ina l'una e l'altra trovano la ragione d'essere ed il valido appoggio nell'esame delle carte rinvenute. Non intendiamo, è bene lo si sappia, di attribuire all'opera del nostro a. una vera e propria impronta di originalità, nel significato assoluto della parola. Certo, allorché Pancrazio Palma, già a-vanti negli anni, si accinse a scrivere il Compendio « nelle pochissime ore che la inferma costituzione — sono le sue parole — e le doniestiche cure gli lasciavano libere », il di più di quanto vi era da fare per la nostra storia era stato, più o meno bene, già fatto. Il faticoso e perseverante lavoro di ricerche in cui il fratello Nicola aveva spesa metà della vita, e l'opera degli altri che lo avevano preceduto non lasciavano allora troppe speranze né molta larghezza d'azione; mentre in seguito, mutati i tempi e gli uomini, un così vasto campo di proficuo lavoro ci han rivelato gli studiosi più vicini a noi. Intanto, né la Storia di N. Palma, ') la più recente di quel tempo e la più completa ma essenzialmente opera di analisi e di riflessione, né il Sunto 2) che lo stesso Palma aveva pubblicato nel Giornale abruzzese (tino studio che poco aggiunge ai grandi meriti di Nicola Palma), avevano conseguito lo scopo prefìssosi da Paucrazio. Giustamente, diciamo riguar-
1) N. PALMA. Storia ecclesiastica e civile eco, voi. (I, II, III) (IV, V.) Teramo, Angeletfci, 1832 36 (l.« diz. esaurita).
2) v. « Giornale abruzzese » fase. IX, X, XI, XII. 1838.