536 ÒPERE COMPLETE
Mi son proposto di non ripetere ciò che dissi l'anno scorso: ma qui mi è forza ridire che se pur si volesse negare essere di tanto interesse al commercio delle tre provincie di Abruzzo il porto-canale, non è da negare l'esistenza della piazza e città di Pescara minacciate durante le tempeste di greco e levante, che in tempo delle maggiori alluvioni prodotte nelle nostre contrade dall'impeto degli stessi venti respingono le acque di quel fiume. Son que' venti e non già le placide correnti di maestro, come altri esposero, che soffiando in direzione sempre obliqua e non mai perpendicolare, formano le barre che poi chiudono le foci. Queste superate, dopo empito il canale dell' alveo, il fluido pur si aprirebbe lo scolo al disopra, se i marosi noi respingessero. Ma perché questi l'incalzano più o meno alla dritta, le acque fluviali finalmente traboccano da una nuova uscita a sinistra. Onde per me sta che furono queste straordinarie alluvioni risospiute che trabalzarono il ponte di legno nel fiume Pescara, attraversando i pilastri di quello di fabbrica, assalirono l'anno scorso un bastione della piazza presso il quartiere e minacciarono di ricignere il paese. Bpperò che i moli impedendo le barre, mantenendo invariabile lo sbocco, difendendolo dagli obliqui assalti de' cavalloni, rendono impossibile il rigurgito e l'innalzamento delle acque e quindi impossibili le inondazioni e le rovine.
Ma senza più, qui do fine alla mia diceria, che parlando innanzi al nostro Presidente '), il nestore de' napolitani architetti, anziché prolungare le difese del mio favorito progetto, è forza che io da lui domandi il più valido sostegno, ch'è quello di volerlo afforzare con le sue profonde idrauliche cognizioni, acquistate con lunghi studii mercé le tante osservazioni pratiche sul nostro mare, dal Tronto al capo Leuca, e mercé le operazioni da lai per molti anni dirette nel famoso porto di E/indisi. Onde i suoi, piuttosto che i miei divisamenti, alle due Società economiche ed a' tre generali Consigli di Abruzzo proponga.
Da « II Gran Sasso d'Italia » (aano V. N. 10, 15 maggio 1842.)
D. Carlo Forti.