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Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   538 ÒPEKE COMPLETE
   nicazioni potransi mai, non dico far progredire, ma menzionare o discutere le cennate fonti di pubblica prosperità? Le volete voi, rispettabili Consiglieri ! Fate costruire strade rotabili a dolci pendenze e tutto il resto verrà da se. Oli se
   10 non temessi di stancare la vostra sofferenza come vorrei dimostrare quali immensi vantaggi ha ritratti la nostra industria dalle 13 miglia di strada che congiunge Terarao colla consolare e col mare, e quanti ne attende da quella che, per 14 miglia, dalla consolare e dal mare, rimonta la valle del Tavo ! Ah perché dopo queste non ci è dato di aprire un varco attraverso l'Appennino, in quella gola donde
   11 Vernano fluisce e per la quale una via costruirono i modelli d'ogni saggezza: i Romani! Con essa non solo un nuovo commercio noi apriremmo con Aquila, scambiando i prodotti sì diversi dei due Apruzzi ulteriori, ma un adito noi porgeremmo agli abitanti del 2.° per giungere direttamente ed agevolmente al mare, in vece del lungo ed incomodo tragitto che ora usano per la disastrosa discesa di Popoli. Il vantaggio più grande, però, di tale opera, noi lo trarremmo da quei colossi del regno vegetale che ai fianchi ed alle falde dei nostri monti sopravvivono tuttora agli incendi colassù eseguiti pel solo profitto delle ceneri ad uso ingrasso, non offrendo essi miglior profitto in luoghi inaccessibili: mentre se un sentiero rotabile si aprisse lungo la valle del Vernano sino a Montorio e di là sino a Teramo, quei maestosi alberi, ridotti a travi e tavole, si spanderebbero per tutta la provincia nostra non solo, ma per la parte marittima di quella di Chieti ed anche per la Puglia, liberandoci da uno dei tributi che paghiamo allo straniero. E finché una tal via non sarà costruita, inutile fia ogni cura, ogni vigilanza, ogni spesa per la conservazione di que' preziosi avanzi de' nostri boschi.
   Le vostre penose cure, sig. Intendente, per allontanare la frode de' Eegi dritti doganali sono giustamente apprezzate da chiunque i grandi, i veri, i diuturni interessi dell'intero regno ama e desidera. Sono a mio avviso le dogane il più equo dei tributi, il meno sentito, l'usato da tutti i popoli inciviliti antichi e moderni in ogni parte del mondo.

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