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Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Di PANCRA2IO PALMA 553
   g'Ho al mezzogiorno del Vomauo, l'altra alla destra della librata; ma si vanno restrigendo e disseccando colla coltivazione, addicendosi a pascolo di cavalli la parte troppo umida. Parlando quindi dei boschi, sebbene si rammentino quelli delle provinole contermini, nessun motto si fa dei nostri che in paragone sono più notabili. Ed in un rapporto presentato al rispettabile « Consiglio delle acque e strade », dopo essersi asserita .la instabilità de' letti vaganti de' fiumi Salino, Vernano e Tordino, si soggiunge che « assai frequentemente avviene che elevandosi le piene del Tornano, le sue acque si versano e si cougiungono fin da siti assai distanti dalla foce con le acque del Salino, che ne è distante sei o sette miglia ».
   Eppure fra detti fiumi evvi il rialto di Ceri-ano, talché per avvenire il detto congiungimento bisognerebbe che le piene s'innalzassero almeno 40 palmi sopra i letti; ed allora: addio case che sono nel piano, addio strada consolare che pure vi sta intatta con pochissima spesa di mantenimento, addio piantagioni che tanto vi progrediscono!
   Soggiunge quindi il rapporto che questo vagare di fiumi abbia operato l'elevamento di tutto il piano, mentre non ha fatto che somministrare materiale al mare il quale rigettandolo ha formato le regolari dune parallele, ancor visibili dovunque non sono state ricoverte dalla degradazione delle soprastanti colline coltivate.
   Ma d'onde tal trascurane, mentre le provinole di Chie-ti, di Aquila e di Molise sono sempre descritte con esattezza, non solo, ma con predilezione? Destino! Nome vano! Diciamo piuttosto che di noi è la colpa, e ben può esser che quella indifferenza per l'onore della terra uatìa, la quale pare che ora domini la nostra regione, sempre colle debite eccezioni, esistette anche nei tempi antichi; poiché non eb-bimo allora né un Sallustio, uè un Ovidio, né un Pollione, né un Valerio Prudente che illustrarono i due altri Apruzzi: non già per difetto di talenti, che questi si provano da campati monumenti, ma a causa di una certa apatia per la gloria e di una filosofia positiva, forse anche allora tra noi professata, diversa dalle altre ch'erano in voga.

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