Stai consultando: 'Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850) ', Giovanni Palma (a cura di)

   

Pagina (612/626)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (612/626)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Opere Complete di Pancrazio Palma (1781-1850)

Giovanni Palma (a cura di)
Giovanni Fabbri Teramo, 1912, pagine 572

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   562 OPERE COMPLETE
   rubba e sino all'arancio. Nove dunque saranno le graduazioni de' climi di quella Provincia.
   Parlasi della divisione delle proprietà che diconsi assai divise giacché anche le vastissime sono o censite, o divise in colonie a soccio. Interessante osservazione qui si soggiunge. Prima della divisione de' dentami, e innanzi che tanti beni di luoghi pii fossero venduti, assai più dolce sta-vasi la condizione del contadino di quello che or sia giacché moltipllcati i padroni, e questi accortamente intenti a' loro particolari vantaggi, gravitano per quanto possono sopra i coloni. Noi trovando vera questa osservazione diremo esser questo uno di quei mali che accompagnano sempre il bene e perciò da sopportarsi senza ira.
   Art. II. Viensi poi a parlare della popolazione, e delle sue vicende. Oggi quella Provincia ha un duecento mila anime. Ne' vecchi tempi degli etruschi, de'vestini, de' pre-tuziani forse più che doppia era quella popolazione ma per la guerra di Annibale, e peggio per la sociale, quella Provincia soffrì grandemente, né essa potè ripopolarsi ne' tempi seguenti, perché le ruine della superba Roma trassero nel loro cadere le convicine proviucie ed il resto dell'Italia. I barbari tutti manomisero, e gli abitanti oppressi da dura servitù non ebbero agio a riaversi. Seguirono i mali feudali, due secoli di Governo vice-regnale, pesti, carestia, oppressioni da far ammirare come del tutto quella Provincia non si disertasse. Ma pure a maggior danno si unirono cinque altri mali endemii di essa. Furono questi i Stucchi, i Banditi, i Pirati, i Eisi e la capitauia della Grascia.
   Stucchi, dicevansi alcuni territorii soggetti al pascolo invernale per quelle pecore che non andavano in Puglia ma rimanevansi negli Abruzzi. Allorché rara era la popolazione del regno, la pastorizia vagante fecesi non solo emula dell'agricoltura ma tiranna e nemica, ed i cresciuti armenti non occuparono solo le vaste terre della Puglia m'ancora quelle che negli Abruzzi stando vicino al mare erano più temperate e più lontane dagli alti monti ; quindi fu che i Stucchi erano nel distretto di Teramo e di Vasto, i quali per verità erano i più spopolati e deserti per quelle stesse

Scarica