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Osservazioni sulla prosperità della provincia del primo Abruzzo Ulteriore


Tipografia Angeletti Teramo, 1837, pagine 142

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   sino alle invasioni de' barbari. Allora le nostre citlà o in una o in un' altra irruzione furono distrutte, gli abitanti uccisi o ridotti in ischia-vitù , ed il paese disertato divenne una generale boscaglia. In fine i conquistatori divisero fra i loro militi il terreno coi pochi superstiti abitanti , i quali furono costretti a coltivare i contorni del castello del rispettivo signore a profitto di costui , salvo ad essi il necessario nutrimento. Non vi furono allora che padroni , la cui sola occupazione erano la caccia e la guerra , e vassalli costretti alla fatica. Ognuno immagina a quale stato si riducesse 1' agricoltura. Sorsero in compenso i Monaci , i quali , ottenuti alcuni terreni deserti , cominciarono a dissodarli per trarne la sussistenza. Ben presto vissero nell' abbondanza , e rispettati all' ombra della Religione aprirono nei loro chiostri un asilo a tulli coloro che fuggendo le baronali vessazioni , andavano a menar fra essi una vita pacifica e sicura. Cresciuti in considerazione per la loro morale condotta , ebbero da Imperatori , come Casalina , da Regine , come S. Clemente al Vornano , da Conti , come Picciano e Carpineto , o da Feudatari , come S. Atto , signorìe e vassalli. Miglioravano subilo costoro condizione sotto 1' indulgente dominazione de' monaci , e senza timore ili essere venduti o cambiati , mettevano tulio il loro affetto al suolo che coltivavano. Guerre però si succedevano a guerre , ora civili , ora generali , ed i monasteri erano spesso occupali