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Osservazioni sulla prosperità della provincia del primo Abruzzo Ulteriore


Tipografia Angeletti Teramo, 1837, pagine 142

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   meniate , spendete , senza riflettere che il negozio a perdere si fa per pochi anni , e poi si ristringe o fallisce.
   Facciamo 1' applicazione degli esposti principi. Due essenziali stimoli mancano alle nostre produzioni : grandi e ricche città : industria / marittima e manifattrice.
   Tutte le belle città d' Italia sono sorte o rifiorite nei bassi tempi colla successiva aggregazione de' feudi e castelli circostanti , i di cui signori vi bau trasportato i loro dritti e le loro rendite , vi hanno di poi edificato superbi palagi , ed alimentate col loro lusso le arti. Ogni città diveniva capitale di molte castella , sede di un governo municipale o principesco. Le più grandi non paghe di pacifiche aggiunzioni , dilatarono la dominazione con guerre , e crebbero in opulenza a proporzione del dominio. Formali gli attuali stati , ogni città ritenne la supremazia del suo distretto , e generalmente fu un capo di piccola provincia. Quasi lo stesso fu nel nostro Regno , finche sussistette la divisione per Contee. Allora le tre pro-vincie di Aprii zzo si dividevano nelle contee di Apruzio , Penne, Valva, Forcone, Amiterno, Mai-sica e Teate. Ma piacque al Re Federigo di Svevia riunirle in uu solo giusìizieralo , i cui magistrali , prima senza fissa residenza 6Ìno al regno dell' imperatore Carlo V., si fermarono di poi in Chicli , che ben presto ne risentì i vantaggi , e divenne , com' è tuttora , Ja città più ragguardevole ; mentre le altre decaddero ,