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ulivi , non avendone di quelli nali dui seme , provenendo i nostri da rampolli educati al piede di vecchi alberi esistenti o recisi , o da vivai fatti con rami di buccia gentile lunghi un palmo , scelti nell' alto della potagione , sen-¦l altro dispendio che di un uomo che li scelga e tagli. Questi si sotterrano intieramente diritti in terreno grasso , leggiero e ben divelto. Il primo metodo era più in uso anticamente , ma riconosciuto nocivo alle vecchie piante , ed insufliciente al bisogno delle molte moderne piantagioni , oggi si preferisce il secondo più sicuro e più pronto ; poiché gittando i torcoli nel primo anno , danno fruiti nel quarto o quinto nello stesso vivajo, ed allora si trasportano a dimora disposti a quincunce o a file tagliantisi ad angoli retti , distanti da 3o a 60 palmi. Quanto maggiore è la distanza, migliore è la riuscita ed il fruttato di ciascun albero, minore 1' aduggiamento delle sottoposte biade ; c vorrei che ciò ben si capisse dai nuovi piantatori.
Tutte le ulive si colgono a mano , meno che in Castellammare , ove si coltiva una qualità di grosso frullo , che cade da se. Questo difetto , ed il minor olio dato da tale varietà han somministrato motivo in qualche luogo , ov' essa si era propagata, d' innestarla ad occhio.
Tali usi sulla cultura di quest' albero sono particolari alla nostra provincia , ed in parte a quella di Chicli. Altrove gli ulivi si riserbano alle laide de' monti calcarci , e di rado si semina fra essi.