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nio , uè ci dispreiziamo : valutiamo il nostro stato presente, il migliore certamente da quindici secoli in qua , e cerchiamo di migliorarlo. Se non possiamo attirare le straniere ricchezze, non diamo le nostre per pregiudizio , o per vanità puerile. Vagheggiamo non le sterminate ineguali opulenze , ma un' onesta generale agiatezza. Astenghiamoci da tinti oggetti superflui, o facciamoli da noi stessi. Clic le nostre donne tralascino d' indossare ornamenti , i quali non hanno un nome nella lingua Italiana. Con-tuttociò vi saran sempre grosse somme da dare fuora , se non altro per metalli e generi coloniali. Facciam voti che avendo la chimica facilitato il processo dello zuccaro di barbabietole , s' introduca fra noi, e si diminuisca 1' esito per un oggetto divenuto necessario : gli altri generi non possono essere surrogati. Se ci troviamo nello stato di opulenza sfoggiamo ' pure , ma in un lusso durevole ed utile in fabbriche cioè , in pitture , sculture , casini , giardini , musei ec. , clic formino 1' ornamentò stabile del paese , e 1' alimento delle arti : e fuggiamo quel lasso che consiste in piaceri fugaci di gozzoviglie , di feste , di giuochi , di teatri e di mode straniere ; e vedremo crescere la popolazione , insieme coi comodi della vita , e colla cultura [iaica c morale della nostra cara patria.
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