Stai consultando: 'Quadro storico analitico degli atti del Governo de' domini al di qua del Faro - Manuale per gli uffiziali giudiziarj ed amministrativi',

   

Pagina (14/426)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (14/426)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Quadro storico analitico degli atti del Governo
de' domini al di qua del Faro - Manuale per gli uffiziali giudiziarj ed amministrativi

Stamperia Flautina Napoli, 1833, pagine 419

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   o
   P»r dipingere con un sol tratto lo stato del nostro paese divenuto in quest'epoca non già provincia , ma vellicale di una lontana Monarchia, basti il ricordare che la corte di Madrid ordinò nel 1610 di vendere nell'una c nell'altra Sicilia tutto ciò che rimaneva del patrimonio reale , senza alcuna riserba, senza alcuna eccezione: » fendete quanto si può e non si può vendere » diceva precisamente il dispaccio . Tutte le città , tutti i paesi demaniali si esposero conseguentemente in vendita, e fino i casali di Napoli, ad onta di solenni promesse di non doversi distaccar giammai dal regio demanio.
   L'epoca della dominazione viceregnale ci condusse all' aumento delle imposizioni per tutte le vie; e quel che è più alla loro ineguale ripartizione ; da ciò avvenne che la nazione affatto impoverita fu ridotta senza agricoltura, »enza arti e senza commercio .
   Non essendovi dunque mai stato nn ottimo sistema di Governo, che maraviglia, se la confusione, l'ingiustizia , la prepotenza mettessero Napoli ogni momento sul-1'orlo di sua ruina? Che maraviglia, se un infelice , ma scaltro marinaro avesse dominato il popolo in modo da resistere a qualunque potere ? Clic maraviglia se i Baroni dediti solo alla loro ambizione ora ad un parlilo, or all'altro appigliandosi, si distruggessero scambievolmente e gravitassero poi sempre uniti sulla massa sciagurata del popolo?
   Or quanto non era perciò interessante di distruggere questi principii della pubblica rovina e di dare invece delle benefiche istituzioni ? Quanta gratitudine non si doveva a chi intraprendeva riforma cosi importante, necessaria e difficile? . . .
   L'immortale Carlo HI. di Borbone fu il primo a stabilire in questo Regno delle istituzioni , che potessero rilevare i suoi veri interessi, dilatare i vantaggi del suo commercio, e dirigere con savie norme l'intera sua amministrazione cosi civile che economica .
   Egli rimise ai suoi popoli ciò che dovevano al fisco ; e perchè i pesi pubblici si soddisfacessero in proporzione delle forze di ciascuno , introdusse il Catasto . Furori chiamati anche gli ecclesiastici a contribuirvi. Le irinnunilk ed i privilegii cominciarono a diminuirsi e la classe laboriosa a risentire alleviamento. Agli altri vettigali si diede quella savia economia che solo poteva convenire alle cir-