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Quadro storico analitico degli atti del Governo
de' domini al di qua del Faro - Manuale per gli uffiziali giudiziarj ed amministrativi

Stamperia Flautina Napoli, 1833, pagine 419

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   rame in ire maniere , come >i Ita da Falcone Beneventano.
   Il ducato di argento ebbe l'impronta dello stesso Re da una parte con 1' epigrafe: Rogeiiius Comes-, e dall'altra 1' effigie della Vergine col Bambino in seno , e l'iscrizione : Maria. Match Domini .
   Simili monete furono coniate nel modo stesso e col solo cambiamento della loro effigie e del loro nome , dal Re Guglielmo I, dal Re Guglielmo ĺ, c dal Re Tancredi.
   Federico li tra le molle monete che fece battere , conị nel 1201 , in Brindisi ed in Messina gli Auguslali d'oro, valutali uno scudo di quel metallo e carlini quindici d' argento di nostra moneta di Regno; ossia la quarta parte dell'oncia d'oro.
   Aveaoo questi Auguslali l'aquila colle lettere Fr.nr-uicus da una parte, e dall'altra 1'effigie dell'Imperatore colf epigrafe : C.vesar Augustcs Imperator Rom.wohlm .
   Oltre all' Auguslale Federico ĺ conị anche il mezzo Augustale. Amendue erano di buona lega. Valeva 1' Au-gustale sette tari e mezzo. QuaLtro Auguslali componevano un oncia .
   L' istesso Federico fece battere gl' Imperiali di argento , i quali eran valutali quindici grana l'uno. Conị inoltre i danari e talune monete di rame. Queste monete non furono alterate dal T́e Corrado e dal Re Manfredi , i quali soltanto vi sostituirono il loro impronto.
   L'avarizia di Guglielmo il Malo lo indusse a spandere moneta di cuojo, raccogliendo solo per se quanto potea oro ed argento .
   Ed anche Federico It fece moneta di cuojo noli' ar-jedio di Faenza » Una cosa degna di memoria ( dice il Collcnuccio nella sua storia di Napoli ) lece in questo assedio Federico: aveva egli consumati, per le grandi spese occorse, tutti i suoi danari, gioie ed argento; e volendo trovar rimedio al bisogno in che l'esercito si ritrovava , fece formare una monda di corame , la quale aveva da un lalo la sua effigie r dall'altra l'aquila imperiale : e postesele per decreto il valore di un augusta/io di oro , comanḍ per tutto clic quella moneta di corame a quel prezzo da tutti i venditori e compratori in quella guerra si spendesse: promettendo per pubblico editto che finita ' la guerra, qualunque si trovasse avere di quelle monete ed alle camere fiscali le portasse , le faria scambiare e