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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   
   Ti salutiamo, Cesarina; Ti salutiamo come ti salutava il popolo commosso che faceva siepe al tuo passaggio; benedicendoti, invocandoti chiedendoti di pregare per tutti noi. Ti salutiamo, sorella martire, beata».
   Professa Righetti
   (Da « II Giornale d'Abruzzo » :
   Queste le parole con le quali la Prof.ssa Maria Righetti ha porto l'estremo saluto a Cesarina Monteverde. La pietà e il cordoglio del popolo che ha accompagnato l'infelice vittima, con gli occhi offuscati di lagrime'e con nel cuore il legittimo desiderio di un adeguato castigo per la brutale omicida ha dimostrato quanto terrifi. conte, quasi inconcepibile, per noi abruzzesi, sia stato questo delitto, che ha rovinato una famiglia, che ha scosso la nostra tranquillità, che ci ha fatto rivivere il terrore dei tempi peggiori. E in questa, occasione, si levi pur anche! la nostra voce) non per sbizzarrirci àncora sulla sensazionalilà del misfatto, ma per inchiodare sul muro della responsabilità piena e cosciente, la criminale Elisa De Benedictis, donna cinica e fredda, calcolatrice e bieca che col suo gesto che non ha riscontro nella storia di gente tranquilla e generosa^ ha tentato di sminuire la nostra fama di popolo gentile e forte. i
   II delitto di Elisa De Benelictis rientra in quelli della comune delinquenza, né gli si può attribuire Un movente passionale essendo esso pura conseguenza di calcolo, né lo si può dire dipendente da una forma morbosa mentale, come ha voluto quasi affermare un quotidiano della sera. La De Benedictis ha ucciso con premeditazione, preparandosi e disponendo tutto minuziosamente; sorretta da un cinismo bestiale e da un bagaglio culturale formatosi attraverso la lettura della cronaca nera. L'efferratezza del delitto non è sintomo di pazzia, poiché si rientra in questo concetto solo quando la forma del delitto è aberrante e quand'esso è sproporzionato al movente. L'omicida non ha avuto attacchi istericit non è entrata in fase convulsiva o epilettica. Essa ha macchinato, manovrando lentamente, prima con calunnie e allusioni poi con insinuazioni ed espedienti, che la portavano a suggerire alla cameriera Maria, sua confidente al servizio dello stesso Urbani, le parole che doveva riferire al padrone, e, infine, visti inutili tutti i tentativi blandi; congegnando il nefando omicidio, compiuto con un'azione trasversale, azione intesa, cioè ad isolare l'uomo, eliminando la persona a lui più vicina e più cara. Noi non conosciamo le teoriche antiche e moderne della premeditazione, ci rimettiamo soltanto alle circostanze è all'evidenza dei fatti di dominio pubblico per dire, che Elisa De Benedictis ha agito, senza riserva alcuna, nel pieno delle sue facoltà mentali e che, pertanto,
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