Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.
, non merita alcuna considerazione, alcuna pietà, alcuna attenuante, da parte della società si duramente colpita...
Circa la riesumazione del cadavere della Signora Urbani morta in circostanze alquanto strane, non sappiamo quale uso potrà fare l'Autorità Giudiziaria della notizia, in tal senso apparsa sul quotidiano « Tempo » del 19 p. s. Precisiamo soltanto che se non ci saranno complicanze il processo sarà celebrato entro il prossimo novembre e sarà appunto in sede di quel dibattimento che o/boriranno altre circostanze tenute nel giusto riserbo, la causale del delitto e sarà de. cretato il castigo che a nostro avviso non potrà che essere uno: quello che ormai tutti intuiscono.
Gino Falzon (Seguito da « II Mattino d'Abruzzo » - 21.6-1953'-
La Famiglia Monteverde si impegnò per l'acquisto di un rilevante numero di giornali e per il pagamento dei cliscés; ma l'Ur-tl> bani — forse ancora più munifico — ottenne che una sua intervista < intitolata «Sono un uomo sfortunato» venisse stampata dopo il di-r scorso funebre della Prof.ssa Righetti. L'Urbani ci fa così sapere ,*i -alcuni particolari che riportiamo con le parole di premessa del I Giornale che presenta l'Urbani «come un povero uomo travolto dal £ destino». (continua)
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, C) "Sono un uomo sfortunato,, ha detto Giorgio fi. Urbani
(Da « II Giornale d'Abruzzo »):
(La storia di Giorgio Gino Urbani, il fidanzato 'della vittima del w delitto di Via Duca D'Aosta è la stòria di un povero uomo travolto
tdal destino. E' una storia semplice, la storiai di un anno appena di vita, trecentosessantacinque giorni di tribolazioni che sono più dei i> suoi 52 anni di esistenza. Ed ecco questo anno di vita, in cui egli $'ha perduto un figlio, la moglie e-la fidanzata, raccontato da lui stes. ,J> io alla luce delle risultanze delle indagini dell'A. G. Un'intervista K che viene a ristabilire Za verità dopo le invenzioni dei giornali e delle pubblicazioni che non hanno fatto altro che rendere ancora >iù sanguinante la piaga in/erto nel cuore dei poveri coniugi Monteverde.
«Io e mia moglie giungemmo a Teramo il 30 giugno 1951 (Eli-tj'sa in dibattito ha detto di, ricordare bene il 1° giugno) con lo scopo , preciso di fare operare mio figlio (figlio adottato da un fratello,) \ presso il Sanatòrio Antitubercolare. Preso alloggio nella pensione
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