Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.
Saccomandi, nella casa cioè di mia zia, pagando regolarmente il mensile, ci dedicammo subito alle cure del ragazzo, al quale volevamo un bene dell'anima, non tralasciando nessuna di quelle premure che pendevamo potessero essere necessarie alla sua guarigio. ne. In questa occasione conoscemmo la Elisa De Benedictis, avendo modo di apprezzarne anche il suo affetto per mio figlio, che sovente dimostrava, quando volontariamente si offriva di recarsi da Teramo al Sanatorio per recargli qualcosa. Il 1. agosto però il ragazzo morì lasciando me e mia moglie, poveretta, nel più grande dei dolori e fu tanta la dispera/ione della mia defunta consorte che appena i funerali ella si mise a letto con la febbre.
In quel tempo io ero ancora impiegato' a Rieti ed ero quindi ancora costretto a fare continuamente la spola. La De Benedictis sembrò subito sostituire all'affetto del ragazzo quello per mia moglie, tanto che, vedendo quanto ella facesse, io e la mia povera piccina le regalammo diecimila lire, oltre ad un compenso fisso di L. 1.000 mensili che io consegnavo a mia zia quando pagavo la pensione. Io non trovavo alcunché di sospettoso o di illecito in questo suo atteg. giamento, che mi sembrava più che naturale.
La malattia andava per le lunghe, i dottori si avvicendavano in casa alla ricerca di una diagnosi esatta e di farmachi che le avessero potuto ridare la salute ed io, confesso, non ce la facevo proprio più. Fu allora che mi decisi di trasferirmi all'Ufficio Tecnico Era. riale di Teramo, cosa che definitivamente feci il 1° ottobre. Trovai così, naturalmente, il modo per dedicarmi alle cure della mia diletta moglie, con l'aiuto della stessa De Benedictis che allora sembrava addirittura una buona donna. Anzi, nei giorni in cui le con. dizioni della degente si aggravarono, io pregai mia zia di fare dormire la domestica nella stessa camera di' mia moglie per meglio sorvegliarla. Il 3 dicembre, dopo un consulto di dottori e la visita di uno specialista quella santadonna di mia moglie decedette per peritonite. Questa seconda 'disgrazia che in men di sei mesi si era abbattuta su di me mi sconvolse e mi prostrò. Mi ritenevo» un Uomo finito.
Ripresi comunque lentamente con il conforto degli amici e del lavoro a vivere. La De Benedictis seguitò ad usarmi le medesime attenzioni che usava per mia moglie, tanto che le mie abitudini rimasero invariate. Lei comunque non si è mai azzardata di oltrepas. sare il limite imposto Sa quei rapporti} di amicizia ed anche di ri-ì conoscenza. Smentisco assolutamente che la donna, colei che oggi ha osato macchiarsi del più orrido degli assassini, sìa stata la mio
(2) Elisa in dibattito ha dello di ricordale bene il 1° giugno
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