Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.
nati dimostrano fino a che pùnto la carne facesse presa sa Ai lui) avrebbe potuto influire e sui suoi pensieri e sulle sue azioni.
Perché se egli non ha avuto alcuna parte nel primo ipotetico delitto, noni può non aver pensato — stante le dichiarazioni del medico sull'improvvisila dell'aggravamento della Slunter — che Elisa avesse forzato la mano al destino...
Ed allora, in questo caso, perché egli sin da allora non espresse i suoi! immancabili dubbi alla giustizia? Non voleva e non poteva rinunciare ad Elisa ed alle sue esperte carezze? Oppure — vedi situazione del primo matrimonio dell'Urbani — erano in qualche mo. do legati dal venificio stesso?...
ECCOJ quanti gli interrogativi che assillano la pacifica popolazione di questa pacifica e tradizionalmente onesta Teramo...
Interrogativi che esigono una risposta, perché sono interrogativi la cui risposta apport'erà luce e giustizia.
Non ci si può limitare a giudicare e condannare Elisa soltanto per quello che potrebbe essere l'epilogo di una mostruosa attività, l'inevitabile finale di un raccapricciante intrigo...
Luce, bisogna fare! Luce su tutta la faccenda. Ripartire magari da'ti' aprile-1951 e seguire passo passo le azioni e dell'Urbani e della Squartatrice.
Ettore Cocciolito). (Fine articolo «Paese»
C) II pensiero delle amiche della vittima
Avvicinandosi la data del processo le amiche della vittima fecero stampare il seguente ricordino:
(«In memoria di Cesarinà Monteverde (Teramo 20 luglio 1907 -Teramo 13 agosto 1952).
La casa era piena di Lei. Ài suo tocco fioriva di gentilezza la dura realtà quotidiana.
Per il vecchio padre che aveva donato, lungamente, il sapere a molta giovinezza teramana; per la madre tutrice di ogni più alta virtù familiare; Cesarinà era la saggezza, la serenità, la bontà, il sacrificio. I fratelli, la sorella avevano creato, lontani, una loro famiglia; Cesarinà era rimasta, yestale gentile, a custodire il focolare domestico verso il quale *i piegavano, per trame calore e conforto, gli stanchi genitori.
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