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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   solo i suoi rapporti con Elisa, ma afferma di non essersi aflatto accorto che Elisa gli facesse la corte. Poi, in un secondo tempo. Giorgio Urbani dichiara di aver cambiato casa non potendo resistere alla corte « morbosa » della donna. Perché questa contraddizione? Chi non ha nulla da nascondere non cade in certi errori. '
   La situazione precipita. Elisa vede che le cose vanno avanti nonostante le sue minacce: allora medita il delitto. La preparazione mostra evidenti i caratteri della più fredda premeditazione...
   ... si arriva alle 20. Giorgio Urbani, ch^ attendeva alle 18,30 Cesa-rina, non vedendola arrivare telefona a casa, e viene a sapere dalla madre di lei della telefonata. Allora va a passi, in casa Saccomandi: alcuni ragazzi lo vedono entrare. Dall'interno della casa telefona di nuovo a casa Monteverde. Poi esce, pedinato da alcuni ragazzi, e continua le ricerche.
   Questo è il primo punto oscuro del delitto. Elisa ha dichiarato che ella confessò all'Urbani, durante la sua breve visita, i particolari del delitto, ed aggiunge che l'Urbani la consigliò a difendersi, magari negando, e a disfarsi del cadavere. Che valore si può dare a questa dichiarazione? Si può pensare che Elisa voglia scaricare parte della colpa sull''Urbani; ma perché, allora, subito dopo, dichiara che Giorgio Urbani è assolutamente innocente, che non l'ha istigata né tantomeno aiutata? Elisa dice la verità, perché volendo incolpare l'Urbani avrebbe avuto modo di farlo meglio. Dice la verità nella prima e neconda parte delle sue dichiaraziotìi, perché forse è vero che l'Urbani non l'ha istigata ad uccidere, ma è vero anche che l'Ur. bani seppe del delitto alta 20. Ed è logico che sia stato così, perché non è ammissibile che una donna, dinanzi ad un misfatto come il suo, non cerchi di sfogarsi con la sola persona vicina ed amata, trovandosi soia con lei. Ed è logico che l'Urbani, intuendo di essere la causa di tanta tragedia, (2) non abbia saputo far altro che consigliare alla donna di arrangiarsi, di negare, di salvarsi, se era possibile.
   Favoreggiamento personale, dunque. Ma la faggior gravita di questo fatto dov'è? Cesarina Monteverde è stata assassinata con 38 coltellate: ma nell'ansia di colpire, l'omicida non si preoccupava di scegliere punti vitali per i suoi colpi. E così, da un esame accurato del cadavere, è risultato che nessuna coltellata ha leso organi vitali, esclusa una che ha sfiorata l'apice del polmone sinistro, senza peraltro tagliare nessuno dei vasi sanguigni e senza provocare emorragie interne. Le coltellate avevano sfigurato il corpo di Cesarina senza 'ucciderla: non è affatto da escludere che Cesarina sia morta in seguito, per la perdita di sangue provocata dal depezzamento. Infatti
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