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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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   curare male e di far morire la Slunder? Il fine, quello di isolare l'Urbani da ogni altro affetto, era il medesimo.
   E chi ci dice che già da allora l'Urbani non fosse stato al corren. re di questo? E quando non ha denunciato la De Benedictis, dopo la sua confessione, lo ha fatto per evitare che la De Benedictis, ricordasse a sua volta, per vendicarsi, un favoreggiamento personale o reale al primo delitto? Sono tutti interrogativi che l'Autorità Giudiziaria non può trascurare, perché essi si basano su dati1 di fatto che ci sembrano inoppugnabili. L'accantonamento della denuncia del fratelli della Montevefde e la mancata autopsia della signora Slunder potrebbero sembrare delle leggerezze. Bisogna avere la certezza as. soluta che i delitti non siano stati due invece di uno, e bisogna chiarire ogni aspetto del dramma per definire i responsabili.
   (Fine « II Giornale d'Italia» - 21-5-1953)
   C) La opportunità di un supplemento di istruttoria
   (Da «II Giornale d'Italia» - 21.5-1953):
   La voce di un nuovo rinvio del processo contro Elisa De Benedictis, sparsasi dopo la nostra inchiesta del 21 maggio, nella quale chiedevamo un supplemento di istruttoria per far luce su innumere, voli aspetti oscuri della vicenda, sembra trovare conferma in questi ultimi giorni nella possibilità di una decisione in tal senso esaminata dalla Corte. JNulla' si sa ancora di preciso, né potrà sapersi prima del processo, che riprenderà il 23 giugno e durerà, si prevede, Ire giorni.
   Si chiede, insomma, che tutte le contraddizioni rilevate nella ricostruzione della vicenda siano risolte, e che si dia una risposta precisa agli interrogativi da noi posti e fatti pfopri dall'opinione pubblica, vivamente turbata dalla possibilità che Cegarina Monteverde avrebbe potuto essere salvata —* magari con una minima possibilità di riuscirci — se si fosse intervenuti in tempo, cioè alle ore 20, subito dopo la visita di Giorgio Urbani nella casa del delitto. Come si sono svolti realmente i fatti? A questa domanda bisognerà risponde, re esaurientemente, ricostruendo il tragico pomeriggio del 13 agosto 1952 minuto per minuto: non basta dire che Cesarina Monteverde è stata uccisa, tagliata a pezzi, messa dietro il pettinatoio dove fu trovata per caso dopo due ore di ricerche della polizia nella stanza, e che la « squartatrice » ha confessato. Non basta una istruttoria di 15 giorni riassunta in 70 pagine, con un'altra pagina sull'antefatto. Ad

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