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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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   cCKriapondenti locali, ragione per cui il processo vetro, relegato nella cronaca regionale dei grandi quotidiani__
   .Invece il processo è stato considerato grave e intricato, ed ed ha destato il raccapriccio nazionale. Giuridicamente non è dei più semplici, sebbene accertato con «istruttoria sommaria-»; la assassina era Vqmante del sedicente fidanzato della vittima; l'assassina abitava a casa della zia dell'amante - fidanzato; l'amante - fidanzato aveva preso un altro alloggio ove era una domestica già domestica della vit. tinta; l'amante - fidanzato aveva perso un nipote adottato e la moglie curata dalla serva - amante a casa della zia età deceduta. Invece la sua spinosa importanza giuridica del processo è passata inosservata. La parte civile dimostra anche essa un visibile aumento di nervosismo. Si apprende che i parenti avvocati cercano subito di mettersi in comunicazione con l'Avv. Rossi ad Aquila; la moglie risponde che è impegnato; riescono a parlare con l'avvocato che si scusa di essere ammalato. Il marito di Vittoria Monteverde, Avv. De Benedictis Angelo, del Foro di Aquila, lo scongiura di venire immediatamente. L'Avv. Rossi promette di partire.
   (Da e II Mattino d'Abruzzo »):
   Teramo, 25 (S, M.) — (Le acque sono già in tempesta al processo contro
   Elisa De Benedictis la « squartatrice », ma la Corte e il Procuratore Generale mostrano di essere fermamente decisi a non abbandonare la strada maestra che conduce diritta verso l'ergastolo l'imputata, senza nessuna deviazione o complicazione.
   Due tentativi ci sono stati stamane per modificare queste inten. zioni, ma tutte^e due sono state bloccate energicamente. La seduta è incominciata con una richiesta dell'Avv. Prosperi, rappresentante del fratello G. Monteverde, che ha chiesto alla Corte di richiamare il testimone Lino Pompei, il quale avrebbe voluto completare la sua precedente deposizione riferendo alcuni particolari del comportamento dell'imputata la sera del delitto durante le ricerche del cadavere. Il teste, infatti, avrebbe sentito dire dalla De Benedectis all'Urbani qusta frase: « Taci, tu sai bene, è colpa tua! » (1).
   (1) Ormai la frase che il Pompei è disposto a testimoniare è: «taci tu che sai tutto.,.». Frase egualmente grave. In effetti si sa che il Pompei avvicinò i parenti Monteverde, nei corridoi delle Assise in un intervallo, e resosi conto dell'andamento del dibattito volle per scrupolo di coscienza avvertire di fronte a testimoni i Monteverde di essere stato involontariamente e timidamente reticente.
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