Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.
stura. Tornammo in casa Saccomandi con gli agenti, e si unirono a noi nelle ricerche due ragazzi; uno di essi trovò sotto la vasca da bagno alcuni indumenti e allora cominciammo a capire. Messa al mu. ro dai fatti, Elisa disse di aver visto Cesarina, di esserne venuta alle mani con lei e di averla ferita. Ma subito dopo era) fuggita e non sapeva dove fosse andata.
NOTA: Veramente singolare è stato che ad Urbani non siano state fatte interruzioni da alcuno; né la Corte, né gli avvocati gli hanno contestato nulla ; ha potuto svolgere la sua narrazione con una serenità impari, quasi che la sua fidanzata avesse avuto da Elisa una semplice ingiuria e fosse presente in aula. Il suo racconto ha potuto seguire tutto in filo logico^ e tutti erano a sentirlo. Invece non interessò quando il fratello della vittima avesse a dire; il racconto del doti. Giulio, sembrò che divagasse in « aver sentito dire », non potè avere un nesso logico per. che la Corte ritenne superfluo che continuasse e fu « rinviato a posto ». Deluso rimase il pubblico che lo seppe estensore di una denunzia e che per lo meno si attendeva che gli venisse fhiesto in base a quali altri indizi /osse giunto a codesta determ:nazione. Queste furono le testimonianze contrastanti e dell'Ut bani e del Doti. Giulio; i passati di entrambi sono noti al pubblico. Questa fu la testimonianza del Funzionario al gr. VI, dell'anziano Capi, tono, del decorato Ufficiale, che seppe fare fronte a situazioni ben più gravi, a posti di responsabilità in guerra ed in pace, del capitano che per la sua rettitudine ebbe l'onore di partecipare a sua volta a « Tribunali Militari » ove si condannava « a morte» (come abbiamo visto nei suoi album fotografici, ricordo di una onorevole vita vissuta).
Nulla fu contestato all'Urbani, mentre tra l'interrogatorio reso in udienza eoi in istruttoria, tra quello che dichiarò nella intervista al Giornale d'Abruzzo, e quello che dichiarò in casa Monte-verde, e i fatti accertati dagli altri testi, vi sono notevoli contraddizioni.
I Monteverde dicono che l'Urbani disse una volta a Cesarina (storia dei gattini...): « non voglio che tu sali più quelle scale per nessun motivo...». (scale del noto palazzo di via Duca D'Aosta). Ed alla Signora Monteverde dopo il delitto: «Ma Signora se Lei me lo avesse detto che Cesarina andava in quella casa non l'avrei fatta andare sola ». Ma la povera Signora appena egli te. lefonò subito lo ragguagliò sulla direzione presa da Cesarina.,. Cesarina doveva passare nel corridoio ove abitava la donna clag-
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