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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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   che rdccogliesse altre testimonianze che potessero avvalorare lauti foschi indizi.
   Raccomandammo al Dott. Ciammaichella (Commissario) che la, Famiglia Monteverde desiderava che la Giustizia estendesse le indagini anche oltre gli episodi della giornata lugubre del 13 agosto ed oltre la persona della assassina.
   Infatti il delitto ha molti precedenti e come figlio maggiore, essendo mio padre esaurito, nella sua mente applicata allo studio, e mia maare inebetita dal dolore, io ha il dovere di riferire quanto a noi tutti risulta, come si svolsero i fatti, i precedenti nei minimi partilari (confermati da tutti i miei parenti e confermatali da amici che furono vicino a mia sorella e che ci furono vicino i giorni susseguenti al delitto). Ma nell'atmosfera dolorosa dei funeralir non fu possibile, né lo fu nella atmosfera nervosa dell'ultimo interrogatorio che mise alla prova il mio sistema nervoso di reduce. I precedenti sono i seguenti;
   Forse verso la) primavera del 1952 io mi recai all'Ufficio Erariale di Teramo, dove era impiegata mia sorella. Questa mi disse che, stava per fidanzarsi e che ini voleva presentare il compagno della sua scelta. Mi presentò Urbani che fu cortese e cerimonioso come pochi sanno e mi disse cher era un amore serio come comportava la sua età e che non mi avevano avvertito prima per non fare pubblicità essendo solo una tacita intesa con Cesarina' essendo egli ancora in lutto. Altresì mi chiese di accompagnare mia sorella in auto all'ora dell'uscita a casa sua perché voleva/ farmi vedere la casa che stavano apprestando. In questo od altro giorno io vi andai con mia sorella. Nel salotto in vista erano la fotografia^ della moglie e del bambino deceduti. Mia sorella mi parlò con commozione della venerazione che l'Urbani aveva per la moglie, e che aveva chiesto a mia sorella di scusarlo se non poco spesso si rifaceva a questa venerazione della moglie. Mia sorella era rimasta colpita da questa nobiltà d'animo. Ed a mia madre spesso, diceva che questo era il migliore indice della bontà e quasi santità di quest'uomo.
   L'Urbani accontentava la fidanzata, in tinto con maniere cerimoniose e per questo mia sorella chiedeva ben poco. Le diceva che avrebbe, intestato a Lei la casa, chiedeva consigli sulla disposizione dei vani ecc. In breve mia sorella prese questo amore con grande entusiasmo, come era per natura il sud carattere.
   Intanto l'Urbani volle da gentiluomo renderne edotto il Capo Ufficio; così gli stessi compagni di Ufficio vedendo l'Urbani un poco suscettibile evitarono con Cesarina quel tratto amichevole a cui si era abituati; insomma l'Urbani bloccò ogni eventuale pretendente.
   Mia sorella scriveva raramente ma lettere entusiaste dell'Urbani.
   Io volli consultare su questo fidanzamento. Alberto di stanza a Ma-
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