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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   to a casa con la firma fatta dalla sua mamma incerta. Mi sono trovata così male quando tutte le mattine, tut\\ i pomeriggi, mi ha doman-ctóp tse aveva) scritto Lucio; infine quando gli ho detto che tu avevi scritto, mi ha detto subito; «fammi leggere» e certo sarà rimasto male quando ha visto che non era nominata per niente, anzi nemmeno ricordato. Al che mia sorella rispose che: (Cucio non sapeva scrivere e che la mamma non scriveva ad un uomo che non conosceva nemmeno.
   Egualmente Cesarina mi scriveva chiedendomi come mai io non scrivessi a Giorgio; e nelle sue lettere ripeteva che Giorgio1 attendeva mìe nuove. Invece io attendevo che dopo\ avermi conosciuto e comunicato l'amorei verso mia sorella si fosse degnato venire a casa mia od a casa di mio fratello o> meglio a Teranw stesso si /osse presentato a mio padre. Il procrastinamento di questo dovere verso la onorata famiglia Monteverde mi rese scontento e rese nervosa mia madre. Ma mia sorella era ormai presa da tutte le belle promesse dell'Urbani, ed era incapace di vederne le scorrettezze; e temeva che la ingerenza brusca dei fratelli avrebbe potuto pregiudicare il loro amore tenuto discreto per ragioni di lutto. Cesarìna temeva che i parenti non avessero1 saputo comprendere la venerazione ed il rispetto che il vedovo aveva per la moglie.
   Ma mamma non sapeva come comportarsi, pur sentendo che vi era qualcosa che non andava, pertanto non mancava di essere in apprensione e di rimproverare il comportamento dell'Urbani. All'intuito di mamma non sfuggì un episodio significativo: era uscita per le compere assieme alla domestica Maria. Ad un tratto. Maria l'avvertì; Signora ecco il Signore fidanzato di Cesarina. L'Urbani si accostò e giunto all'altezza delle due donne si avvicinò .a Maria e le disse «Maria sei andata a fare spesa?», ebbe; qualche parola di risposta e seguitò a camminare a fianco alle due donne; mia madre era appoggiata al braccio di Maria. Mia madre non fu salutata, ine l'Urbani ritenne doveroso presentarsi. Questo scorretto modo ha molto meravigliato ed offeso mia madre, e creato una diffidenza.
   Ma le cose non potevano proseguire in tale maniera. Era sopraggiunta l'estate e preoccupazioni famigliar! mi distrassero dal rendermi conto dei motivi di sueste assurdità del sedicente fidanzato.
   Come ho detto, dopo il delitto, da informazioni assunte, da discorsi fatti con i mìei famigliari ho saputo che i rapporti di mia sorella con il fidanzato erano tw)f altro che tranquillizzanti: II fidanzato si era fatto taciturno, facevano delle intere passeggiate senza pronunziare una parola. La popolazione teramana, avvenuta la farsa del fidanzamento, li vide al caffè, più volte assieme, muti e tristi, non si parlavano; e commentava questo tetro aspetto. Me lo riferirono poi i compagni di
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