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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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   nianze che spontanee ci venivano profferte, e ricevemmo nella vecchia camera mia, lontano dalle orecchie dell'Urbani, che in quei giorni di lutto si aggirava in casa nostra origliando.
   Apparve così ai nostri occhi il quadro mostruoso, abominevole, di sozze storie, di amplessi ludibrii, e di falsi, perpre'.ati a danno dei miei vecchi genitori e di Cesarina, tutti traditi vilmente.
   Non mancammo di avvertire l'avvocato, s-bito prescelto per seguire la fase di istruttoria del processo, perde questi particolari fos-sero portati di fronte all'Autorità inquirente che ormai ci aveva interrogati.
   Intanto molte altre verità e informazioni per me nuove si facevano strada.
   Per esempio mia sorella Vittoria mi informava per iscritto dei seguenti e significativi intrighi che collocati al loro giusto posto completano, molto significatamente il quadro generale del delitto;
   1) — Quando l'Urbani era ancora in casa Saccomandi la padrona gli fece notare, e glie lo mise per iscritto, che non aveva piacere del contegno della Elisa verso di lui e che questa gli faceva le «fatture», tanto che l'Urbani si mise in urto per queste cose e da allora, seccato, con la! Saccomandi, tornava in casa solo a dormire, mentre a mangiare andava dal fratello (questo glie lo raccontò Cesarina e non so se glie l'aveva detto pure la cognata dell'Urbani). Dove finirono le lettere? Ora la Saccomandi non sa più nulla?
   Mi raccontarono pure che:
   2) — Una volta quando l'Urbani si era già stabilito a casa stia andò a trovarlo la Saccomandi, ma dalla via vide che al balcone c'era una donna con una giacca, mi pare rossa, che guardava l'Urbani che era nell'orto sottostante; in un primo momento credè che fosse Cesarina, .poi entrò in casa e quella donna si era nascosta dietro la porta della cucina; quando la Saccomandi si accorse che era la sua donna di servizio andò sulle furie e fece una scenata, tanto che l'Urbani disse a Cesarla che non voleva queste scene in casa sua e che perciò aveva mandato fuori tutte e due e da allora non parlò più con la Saccomandi, ma solo con il marito di questa (questo glie lo riferì Cesarina)
   3) — Un'altra! volta la serva di Maria raccontò a Cesarina che mentre l'Urbani non era in casa, era andata una persona con una scatola, dicendo che la mandava uncompagno di Ufficio; l'Urbani quando la ebbe, la nascose e solo dopo qualche tempo Maria potè ritrovarla e vedere che conteneva le pantofole e lo riferì a Cesarina; era il periodo In cui Maria diceva: «non vedo l'ora che venga Lei, con una donna in casa sarà un'altra cosa ». Ma dopo questo periodo Maria strinse anche
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