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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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   P. C. ha preso la parola per primo ed ha cercato innanzi tutto di prevenire un tentativo della difesa per presentare 1 assassina come una equilibrata : nulla in tutta la sua vita ha fatto mai pensare ad una malattia di mente e sopratutto nulla durante, la preparazione del de. litto e subito dopo può giustificare una simile ipotesi. Fer definire la sua moralità basta ricordare che a) 15 anni anni ebbe un figlio con Ercolino Sanlorenzo, poi venne a Teramo e intrecciò una relazione con un certo Di Kocco. Per definire il suo carattere basta ricordare che qualche tempo prima del delitto prese a schiaffi sulla pubblica via la moglie del Sanlorenzo, che aveva sporto denuncia contro il marito per essere questo venuto meno ai suoi obblighi di assistenza. Una delinquente comune, dunque, amorale ed istintiva, del cui tipo troviamo esempio soltanto nei casi più efferrati della storia criminale; ed il suo delitto non va', giudicato come un atto inconsulto di una donna sventurata e malata ma come il gesto calcolato di Una donna che bada soltanto al suo egoismo ed al suo interèsse.
   Né d'altro canto può reggersi la tesi del delitto passiona^ che tra l'altro non potrebbe neppure diminuire le sue responsabilità. Dov'è l'amore? Quando ella fa riferimento alla promessa di matrimonio, che l'Urbani le avrebe fatto, ne parla solo come una sistemazione mancata; ed aggiunge, a conferma di ciò, che acconsentì ad avere rapporti intimi con lui solo in virtù di questa promessa, considerando quindi la sua dedizione come una caparra. La squarta-trice ha anteposto le) ragioni del suo interesse e del suo egoismo alle leggi dell'umano sentimento. E per di più Giorgio Urbani'nega que. sta sua promessa: egli è il colpevole morale (1) di questa tragedia è stato lui a portare a casa Monteverde la morte dopo aver promesso felicità, e quindi sono più che comprensibili i fratelli della vittima, i quali assillati dal dubbio che le responsabilità di questo uomo don siano maggiori, hanno sporto denuuzia^ contro di lui; ma nel processo la figura -di lui che promette il matrimonio all'Elisa non c'è, quindi non possiamo neppure credere alla affermazione di lei.
   L'Avv. Pirocchi si occupa quindi del vilipendio del cadavere, presentandolo come la manifestazione del desiderio della squartatrice di distruggere completamente la vittima, toglierla dalla faccia della terra, farla scomparire perché l'Urbani rimanesse libero da ogni vincolo estràneo a quello che lo legava a lei.
   Innumerevoli particolari, poi, confermano la tesi della premedi, tazione. C'è innanzi tutto la telefonata precedente di parecchi giorni al delitto, nella quale la De Benedictis invita Cesarina ad andare dalla Rasetti, usa cioè lo stesso sistema che le servirà nel, pomeriggio fatale del 13 agosto per tendere l'agguato alla Monteverde. Poi, dal
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