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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   5 agosto in pòi l'Urbani e l'Elisa non, si vedono più, null'altro può essersi aggiunto a quello che già1 c'era nella mente della squartatrice; dal 5 agosto ella dunque si preparava al delitto. La mattina del 13 agosto scende dalla coinquilina Di Giacinto, e si fa imprestare un coltello scegliendo quello più acuminato e più grosso. Poi calcola quale sia l'ora migliore, e sceglie le 17, l'ora del silenzio in quel torrido pomeriggio, l'ora della solitudine, l'ora in cui la padrona di casa è al negozio e i pensionati son fuori di casa. Telefona a Cesar:na e fai mette alla finestra in attesa, chiacchierando con Maria Germani; quando la vittima appare al cancello ella si ritira improvvisamente in dentro e v:> sulle scale ad attenderla. La invita in casa, hi fa passare innanzi a sé, poi l'afferra per i capelli, la piega e la colpisce col coltello alle spalle: ben sedici coltellate si contano nel breve spazio al centro della schiena. La vittima urla di dolore, qualcuno fa sente e va a bussare alla porta. Nessuno apre: in questo momento, dice l'Aw. Pirocchi, Elisa sta tagliando il cadavere, perché questo è l'unico momento in cui abbia potuto farlo dato che un insieme di particolari sostenuti da una rigida perizia medico - legale, stanno a dimostrare che il cadavere è stato tagliato sul luogo stesso in cui è avvenuto il delitto. L'Aw. dimostra per l'ubicazione delle ferite che quando alla vittima furono tagliati gli arti non era ancora morta e 1 assassina non ebbei pietà.
   Subito; dopo telefona la Saccomandi, a cui avevano raccontato de. gli strilli, ed a lei Elisa risponde che è successo nulla, indossa un cappotto ed esce due volte di casa, calmissima! Telefona poi all'Urbani, prepara la cena, agisce come se nulla fosse. Ed infine, dopo aver continuato a negare durante le ricerche,. ritrovato il cadavere, ha la forza di affermare: l'ho uccisa io per difendermi, era venuta per aggredirmi.
   E c'è àncora l'aggravante della, crudeltà l'assassina ha infierito sul povero corpo di Cesarin^ colpendolo in ogni parte con 38 coltellate.
   Se avesse avuto solo l'intenzione di uccidere, dopo l'aggressione si sarebbo limitata a dare l'ultima coltellata al cuore, invece c'è in lei l'evidente volontà di far del male, di nuocere, di far soffrire 1* sua vittima. Dinanzi a questa manifestazione di furia bestiai; un<. solo può «•.•-(•ere il giudizio della Corte: l'ergastolo.
   (1) Strano che per un avvocato di P. C. Urbani sia colpevole « moralmente » e che per gli altri due e per la P. C. « penalmente»... Come mai il collegio della P- C. non è riuscito a mettersi d'accordo?
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