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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   la smentiscono. L'ultima volta la De Benedictis telefona a casa M con una « strana voce ». La De Benedictis attende la Monteverde e la invita ad entrare e la tramortisce con colpi alla testa, e caduta per terra seguita a vibrare colpi, e quando crede che la vittima sia morta inizia il depezzamento, indi la nasconde dietro la toletta di una camera da letto. Subito dopo che Cesarina ha salito le scale sono state udite grida che disperatamente invocavano aiuto. Bussano alla porta della Saccomandi da dove, le grida provenivano senza avere risposta. Al tre persone pensano che è avvenuto qualche cosa di grave, in casa Saccomandi e vogliono rendersene conto. Domandano a casa Rasetti se vi era la Cesarina e tornarono a bussare alla casa Saccomandi. Nel frattempo portano una chiave dell'ingresso avuto dai Saccomandi a cui avevano raccontato quanto temevano. Entrati trovano degli indumenti intrisi di sangue ed Elisa dice di avere avuta una emorragia, ed allontana tutti. Di nuovo i giovani ritornano in casa Saccomandi e il Pompe» nota che sotto il letto della camera at. tigua a quella da pranzo vi è nascosto qualche cosa con una federa di materasso. I giovani vengono scacciati ma questi ormai convinti di quanto purtroppo era accaduto, non si danno per vinti. Si accertano se Cesarina è a casa della madre. Sanno della seconda falsa telefonata. Tornano i giovani al piazzale e notano che due volte l'Urbani si è recato in quella casa e lo pedinano fino a che egli non si reca inQuestura. Il rinvenimento avviene in presenza degli agenti. La De Benedictis da una versione di legittima difesa, confessandosi omicida. Si procedeva pertanto con rito sommario contro la De Benedictis. Nell'interrogatorio reso alla Corte la imputata ha abbandonato la legittima difesa, e dice che Cesarina bussa per telefonare e chieste delucidazioni sul fidanzamento ne nasce la colluttazione. Che esce per costituirsi, ma che era tornata su i suoi passi per informare prima Urbani, e pertanto le aveva telefonato a casa senza trovarlo (come risulta dagli atti). Che verso le ore 20,30 l'Urbani era stato a casa sua ed essa gli aveva confessato il, delitto, ricevendone il consiglio di nascondere il cadavere e negare. L'Urbani nega tale particolare.
   Nel corso del dibattimento le parti civili hanno chiesto, e il difensore dell'imputata ha aderito, l'incriminazione dell'Urbani almeno per favoreggiamento personale, perché avendo avuto la confessione dell'omicidio non ne aveva fatto denunzia, esplicita alla Questura.
   Il Procuratore Generale non ha però ritenuto di incriminare l'Urbani. Giova in proposito accennare che in precedenza prima dell'inizio del dibattimento e cioè nell'aprile del 1953, Monteverde Giù.
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