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Delitto e processo della 'squartatrice' di Teramo


Editoriale 'Il Giornale d'Abruzzo', 1954 circa, pagine 120

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Questa pubblicazione comprende una rassegna stampa e gli atti del processo di uno dei più efferati delitti che sconvolsero la città di Teramo nel 1952.

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   E) 1 commenti de " li Mattino d'Abruzzo „
   Teramo, 29
   Elisa De Benedictis è stata condannata all'ergastolo: dopo dieci mesi di carcere la Giustizia degli uomini ha emesso la sua sentenza, il tragico delitto in cui nel pomeriggio del 13 agosto 1952 perse la vita Cesarina Monteverde, colpita da 38 coltellate, è stato punito. Tutta la stampa, ed il nostro giornale in particolare, ha narrato più volte in tutti i particolari la penosa ed orribile vicenda che ancora oggi, dopo il processo, resta col grave péso del dubbio per molti suoi aspetti. Si ha l'impressione che tutti i particolari accumulatisi per mettere in dubbio la completa innocenza di Giorgio Urbani, seppure trascurati per ora dalla Corte,-non possano non avere il loro peso in un prossimo futuro.
   Il maggior dubbio sulla: figura dell'Urbani viene dalla presunta confessione del delitto che la De Benedictis gli avrebbe fatto verso le ore venti del 13 agosto, cioè durante la prima visita di lui a casa Rasetti ed acasa Saccomandi che sono attigue nello stesso edificio.
   Telefonando ai Monteverde per avere notizie della fidanzata, Giorgio Urbani aveva saputo che la Cesarina era uscita perché chiamata dalla Rasetti Allora poco dopo le venti egli ,si decise ad andare a sua vòlta dalla Rasetti a cercarla e non trovandola entrò a casa Saccomandi, dove era avvenuto il delitto, per telefonare di nuovo ai Monte, ^verde.
   Elisa dichiara d'avergli confessato in questi pochi attimi di aver uccisa la Monteverde, mentre l'Urbani nega affermando di non essere mai rimasto solo con la donna. Il teste Mancini su questo punto si è espresso, con sufficiente chiarezza, e dalla sua deposizione risulta evi-dentissimo che i due ebbero, se vollero, tutta la possibilità di parlarsi-
   Ma c'è dell'altro a sostegno di questa tesi. C'è innanzi tutto la telefonata fatta dalla De Benedictis subito dopo il delitto a casa Urbani, alla quale rispose la domestica. Si può fàcilmente intuire che la donna aveva intenzione di parlare del delitto, e se aveva intenzione di farlo allora, è presumibile che lo abbia fatto poco dopo, quando si trovò a contatto con l'Urbani.
   Ma, che valore si può dare alle dichiarazioni dell'imputata? Ella, probabilmente si può obiettare, vuole incriminare il presunto amante: invece dagli atti processuali risulta proprio tutto il contrario, perché richiesta se l'Urbani c'entra per qualche cosa nella preparazione ed esecuzione del delitto, ella dichiara fermamente che non c'ntra per nulla e che preparò e fece tutto* da sola. Perciò l'intenzio-
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