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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 1
Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1832, pagine 204
Da entrambi i testi è lecito stabilire in prima che dalle opposte spiagge dell' Adriatico venuti fossero a piantar sede , almeno nelle nostre spiagge marittime , i Libami, celebri per la velocità de' loro navigli . Di Truento , ultima a sopravvivere delle Liburniche colonie , oggi compariscono grandiosi vestigi sulla destra sponda del fiume , che avea con essa comune il nome , nel territorio di Colonnella , per oltre un miglio . Cominciano dal così detto Porto di Martin Sccu.ro , e continuano parte sulle eminenze , e parte su! piano vicino al mare , fino alle tre deliziose colline chiamate la Civita , ove rimangono i ruderi più significanti , ed ove monete ed altre anticaglie tuttodì si rincontrano : senza che oltrepassino 1' antico corso del Tronto , o come dicono il Tronto vecchio il quale dirigevasi per circa mezzo miglio verso 1' interno del Regno , come tuttavia il dimostra 1' alveo , ed imboccava all' Adriatico ad un' altra metta di miglio dalla Civita .
Dai troppo concisi termini del secondo testo si può quindi raccogliere che. 1' agro Palmense , Pretuziano , ed Striano fossero successivamente signoreggiati dai Siculi , dagli Umbri , dagli Etruschi, c dai Galli . Proviamoci a commentarli partitamente .
L' opinione più probabile fa i Siculi originarj pur dell' Illiria , e forse 1' esempio , e la buona riuscita delle colonie Liburniche , animò anch' essi a traghettare il Supero mare . Assai rimota è 1* epoca della loro venuta , dalla «pialli dedurre si può che 1'approda mento dei Liburni sia stato ancor più limolo . Il Bossi , quasi dimentico della sua teoretica avversione alle trasmigrazioni degli Orientali in Italia avanti la presa di Troja , fu come costretto a scrivere ( St. d' Jt. lib. i. cap. 8. ) : « Coloro che i Siculi derivar fan-» no dagl' Illirj, passati li suppongono dalla Dalmazia ili Italia dopo i Li-« lai i ni , sedici secoli all' incirca prima dell' era Cristiana . » Sembra che i secondi avveniticci non inquietassero i loro Connazionali nel possesso dei luo-glii marittimi, ma s'inoltrassero verso i monti. Esteso fu certamente il dominio dei Siculi nella parte media d'Italia, intorno al Tevere, nella Sabina , e fino in Etruria, ove possederono le Città di Faleria , e di Fcscennia. Nwnana , ov' c oggi il Castello di Sirolo , a Siculis condita , dice Plinio . Ab iisdem colonia Aneon , apposita promontorio Cumero . Dionigi di Ali-carnasso stimò Tivoli fabbricata dai Siculi : e perciò , secondo lui , ad una parie «li quella Città era rimasta la denominazione di Sicilia . E quando i raminghi Pelasgi , quietandosi alla risposta renduta dall' oracolo di Dodona , riferita pur da Dionigi : pergite queerentes Siculoram Saturniarn terram , o come hanno i versi di Omero , giusta la traduzione del Vittori, dai quali si vede traila la risposta dell' oracolo : pergite queerentes Siculos Saturnia in aiva, si posero a cercare la misteriosa isolctta; sen vennero a Cotilia , cioè presso la moderna Città-Ducale. Dei Siculi rimane una singolare memoria nel nome di Sicilia, che porta ancora una contrada, non lungi dal continente del Mavone e del Vomano, ristretta al di sopra da S. Rustico , titolo di «Urtila Chiesa , ed al di solto occupata dalla denominazione della \ illetta Corroppoli, ivi sorla : e nel nome di Valle-Siciliana , che costantemente hanno ritenuto e ritengono i montuosi paesi a destra del Vomano, e dove ( riflette il Delfico p. 7. ) forse «pici popoli si poterono più lungo lempo mantenere. Del medesimo sentimento era stato il Camarra ( de Teat. aut. lib. 1. cap. 2. ): Qua; gens ( Sicula ) nonien etiam alicubi in Aprutio seivat, ut Pontanns òbseivavit , et Jortasse gcnas. Più di tre se-