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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 1

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1832, pagine 204

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lo del Pretorio d' Italia , oltre 1' Illirico e 1' Africa , ubbidivano il Vicario di Roma, ed il Vicario d' Italia residente in Milano. Dal Vicario di Roma, cui si assegnarono dieci Provincie, dipendeva il Consolare del nostro Piceno Suburbicario , ed a Lui appellar si poteva dopo la legge dell' Impcrator Valente ( L. 13. Cod. Theodos. de accusai. ) : ugualmente che dalle sentenze del Vicario di Roma era lecito ricorrere al Prefetto del Pretorio d'Italia r dalle cui deliberazioni ad altro appello non dava si luogo ( Gulher. c. 3. 1. i. C. de Sent. Prcrf. Pret. L. 27. C. Ih. de Appetì. et ibid. Gotofr. ). Il Piceno detto Annonario colla Flaminia compose, insieme con altre sei Provincie , la Diocesi Italica , o Milanese. ( Vedi il Sigonio de Occid. Jmp. , e Guido Panciroli in Notit. Jmp. ) .
   Da Costantino ad Onorio goderono le nostre contrade una pace profonda , nò anche turbata dalle eresìe di Ario , e di Pelagio , le quali nò qui , nò nelle altre Chiese suburbicarie, cioè nel temporale soggette al Vicario di Roma ( Dupin. de ylnt. Eccl. disc. 11. , et ult. Sirmoud. de Sio-Lurb. Region. lib. 1. ) allignarono. Ciò che le preservò dal contagio fu la j articolare dipendenza dai Romani Pontefici, i quali oltre il generale pii-mato , che per dritto Divino tenevano su tutta la Chiesa , esercitavano in quei tempi , esclusivamente ad ogni altro , 1' autorità metropolitica sulle pio-sincie suburbicarie ( Marca de (Jone. lib. 1. cap. 7. ). Ma per una serie «li falli del mal accorto Onorio , linsci ai Goti ( poi detti / isigoti , cioè (ioti Occidentali ) sotto il comando del fiero Alarico di entrare nel 4°9- 0 4 10. vittoriosi in Roma , la «piale saccheggiarono per tre dì: donde trascorsero poscia per tutta l'Italia sino al Faro di Missina , depredando , e [optando ovunque barbariche ruine . Clic i nostri paesi solli isserò in questa fatale occasione disastri gravissimi , se ne ha una pvuova indubitata nella Legge settima del Cotlice Teodosiano ( de indulg. debit. ): perchè essendo riuscito ad Onorio accomodaisi alla meglio con Ataulfo successore di Alarico , ed essendo 1' Italia tutta tornata sotto il dominio dell' Imperatore*, si mosse cpiesti nel 4*3. in cousideiazione delle soflerte devastazioni , ad esimere la nostra Provincia del Piceno , la conterminale del Sannio, e «piali he altra , da quattro quinti delle imposizioni : e nel 4I8- per lo stesso motivo, a concedere altro indulto dai tributi parimente al nostro Piceno, alla Campania, ed alla Toscana ( Leg. in. ibid. ).
   A rimarginare sì gravi lei ite non so se i nostri ebbero un competente intervallo. Sottratta 1' Italia Cispadana perla miracolosa eloquenza di S. Leone dalle devastazioni del feroce Attila Re degli Unni nel 452. o 453. sotto Valcntiniano III. non ebbe ugual ventura nello sbarco di Genserico Ite de,' Mandali nel 455. Poiché non pago costui di aver saccheggia»a Roma per quattordici giorni, e di aver messa a ferro e fuoco la Campania', non lasciò passar anuo , che non tornasse di poi ad infestare da' suoi nidi Africani la povera Italia con marittime scorrerie , facendo prede incredibili , rovinando Città , .e traendo a prigionia i popoli . ( Murat. ad an. 456. et seqq. ). Tra i paesi aOlitti , Vittore Vitense ( Lib. I. cap. 17. de persceul. ) nomina la Puglia, la Lucania , la Venezia , il Vecchio Epiro , la Grecia , e la Dalmazia . Sarebbe stata somma ventura , se mentre quei barbari, co' Mori loro ausiliarj , drizzavano le prore or a dritta , or a sinistra , or dirimpetto alle nostre maremme; avesser poi queste lasciale intatte.
   Le incursioni fin qui l'alte dai barbari in Italia erano state momentanee,