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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 1

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1832, pagine 204

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ilio dell' armala Imperiale in Italia , elisione Totila dall' assedio di Rossano in Calabria, spedì nel 548. il nerbo delle sue truppe da Crotone alla nostra Provincia del Piceno: con poco frutto per altro , poiché al Colico Re bastò spiccare per qua due mila cavalli, onde far fronte ai Greci, senza che lasciasse per questo 1' assedio . Andarono così prospere le cose al prode Totila, che ornai padrone di tutta l'Italia, fu nel 54    Pur nel 552. la fortuna Io abbandonò . Giunto a Ravenna Narsete , spedito da Giustiniano con poderosa armata , in gran parte composta da Longobardi , e da Eruli assoldati ; rimase Tolila sconfitto , e morto in sanguinosa giornata campale. Se nell'anno stesso, com'è probabile, i nostri paesi tornarono all' obbedienza di Giustiniano , a nuovo disastro soggiacquero i nostri luoghi marittimi . In fatti essendo vero ciò che Muratori riferisce ( an. 553. ) di Teja successore ili Totila , cioè che ansioso di soccorrere Cuma , arditamente passando per luoghi stretti , e per le rive dell' Adriatico , ali' iniproviso comparve nella Campania ; si rende evidente , che la sua marcia fu per la Flaminia, Salaria, Valeria , Solinomi, ed Allidena, giusta l'Itinerario , che si è riportato al Cap. VII. Ai danni , che accompagnavano sempre i passaggi militari di quelle età sieno stali di amici, o di nemici , altri di lunga mano più desolanti ne succederono nel seguente anno 554-giusta i calcoli del dotto Annalista Italiano. Calato in Italia un nembo di Franchi, e di Alemanni , ed oltrepassata Roma allorché giunsero al Sannio, si divisero in due corpi. Leutari alla testa ili uno di essi marciò lungo l'Adriatico rubando , devastando, e trucidando senza pietà lino ad Otranto. All' avvicinarsi del verno il barbaro Duce , carico di preda, tornò indietro. Lusinghiamoci che i nostri Maggiori fossero campati ila guai nell'andata, ma non dubitiamo de' loro disastri nella contromarcia poiché dal fatto d' armi avvenuto tra Fano e Pesaro cogl' Imperiali , si rende evidente che Leutari tenne, ritirandosi, la strada Salaria , e Flaminia.
   Passata tale tempesta , ed in tutto finita la signoria de' Goti ossia degli Ostrogoti in Italia colla resa di Consa , ultimo loro asilo nel 555. soggiacemmo alla sovranità degl' Imperatori Orientali , cioè di Giustiniano fino al 565. e di Giustino II. fino al 5-jo. o S'ji. malmenati dai Cesarei Impiegati , dalle carestie, e dalle pestilenze. Durante questo periodo, e l'altro di sopra enun-« iato , nel quale pur fummo sottoposti al dominio dei Greci , aver dovette vigore tra noi il Codice Giustinianeo, la cui osservanza per le Italiche pro-vincie crasi dal suo Autore prescritta con apposito Editto ( Prag. Justinian. post Novel. ): mentre siccome dai Goti non era stato esso Codice nel suo promulgarsi ricevuto ; così nemmeno incontrò di poi il genio ile' Longobardi , i quali preferirono a quello il Codice di Teodosio. Fin dal 568. Alboino Re di questi ultimi, determinato ad evacuare la Pannonia ed il Norico, per piantarsi colla sua intera Nazione in migliore terreno , si era mosso con le donne, co'vecchi, e co'fanciulli. Rinforzato dai Sassoni, giunse in quell'anno stesso a soggiogare la Provincia della Venezia, e ad istallare Duca del Friidi Grasolfo. Prosperamente progredirono le conquiste nei tre seguenti anni, non avendo Longino Esarca di Ravenna , con troppo grave errore da Giustino surrogato al Patrizio Narsete nel 56^., forze capaci di ritenere quel torrente di barbari : ond' eglino s' impadronirono di Spoleto circa il 5-o. e di Benevento circa il 571. entrambe le quali Città , da lì a non molto di-