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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 2

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1832, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   » ( scrive il citato Autore ) fu cagione clic nella Cittì per tre anni non » fu fallo motivo alcuno » cioè sino alla morte del temuto Sovrano . Come Ladislao seppe tenere a freno i malintenzionati di Teramo ; così seppe morti lìcn re i turbolenti Camponeschi di Aquila, ai quali di bel nuovo fu tolto Molitorio nel 1407.
   Non dee sorprendere poi che il nostro Re comandasse le feste in Ascoli , ed iu Oflida nel 141 giacché fin dal i4°7- erngli stata ceduta la prima da Lodovico Migliorati Marchese della Marca , cui mancavano le forze per ritenerla , da che il fortunato Braccio gli avea tarpate le ale : ed il Conte di Carrara avea nuovamente occupata la seconda . Ebbe il Migliorati in compenso la Contea di Manoppello ; ma no« mancarono a Ladislao pretesti per ritoglierla poco dopo . Niuno però potè a lui ritorre Ascoli , di cui trasmise morendo 1' alto dominio a Giovanna sua sorella : 1' utile non già , j«r aver esso infeudata quella Città nel i4i3. al Conte Francesco di Carrara , tanto a lui benemerito , ricevuto dagli Ascolani >con plauso , insieme co' fijli Obizone ed Ardizone ( Marcuc. ih. n. i5(». iH'j. ). Di ciò non contento l1 intraprendente Sovrano rupjiè 1' armonia con Papa Giovanni , e tornò ad insignorirsi di Roma agli 8. Giugno i4«3. e di altre Città , e Terre Pontificie - Eppure esigeva rigorosamente dal Clero del Regno in ogni anno , per concessione A{>osloiica , le decime Papali ^ onde soddisfare agli sti]>endj delle genti di armi, militanti per difesa della Chiesa Romana ! Era egli al campo vicino Nami , quando vergognosa infermità , derivata dall' insaziabile e quasi inudita libidine , la quale stomacò fin anche il Giannoni ( Lib. 34. cap. 8. ) lo colse in mezzo ai suoi vasti progetti . Riportato a Roma sopra una barella , ed indi imbarcato alla volta di Napoli , diò line ai.suoi giorni io Agosto del i4<4- 'n di soli trentanove anni . Non lasciò figlio alcuno dalle tre mogli , anzi nemmeno dalle sue tante concubine, eccetto un bastardo di nome Rinaldo : ma lasciò il più florido esercito, che mai si fosse per lo addietro veduto nel Reame , fra i cui Capitani con-lavatisi Giacomo Caldora , ed il Conte di Cariati nostro Viceré . Dai fianchi del Re infermo non crasi mai dipartilo Antonio di Aoquaviva , primogenito di Andrea-Matteo, e secondo Duca di Atri , il quale sposato avea Catarina figliastra di Ladislao , la figliuola cioè di Maria di Eugenio , terza e tradita Regina , e del premorto Raimondo Orsini , Principe di Taranto .
   CAPITOLO XLVI.
   Regno di Giovanna II. Vescovato di Stefano di Carrara . Calamità di Teramo , scissa in due Fazioni . Dominio di Braccio.
   Trasmettendo Ladislao lo scettro aUa sorella , parve che le trasfondesse ben anche il genio delle guerre, non dietro le. ferali insegne di Marte però, ma sotto quelle ammaliatrici di Cupido . [Aspettiamoci imperlante un governo disordinalo e calamitoso . Avanti di percorrerlo , rammentiamoci che prima de' 9. Maggio del 14< 1 • erasi assi.sd sulla cattedra di S. Berardo STEFANO di Carrara , Veicovo: ( trai conosciuti ) XXXV. Celebre e nelle Italiane Storie del secolo XIV. la ! famiglia di Carrara, dominatrice di Padova sino al i4o5 : e più celebre; il 1 finé infelice di Francesco II. ..ultimo Signore di detta Città , e. del quattro suoi figli ( Murat. ad ap. cit. ) .