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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 2

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1832, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   »n fino a che lo stesso Eugenio , mosso a compassione di lui , Io trasferì «Ila Sede Aprulina . Avendolo di poi Niccolò V. traslatato alla Cattedra Ascolana , come diremo ; ne ha avola occasione di parlare il Marcticci , il quale siili' antorità del Gabrielli , del Monti , e di altri , lo accusa di limole bisbetico ( nlt. soa. 3. n. r. ) .
   Il Re. Alfonso, prima dì restituirsi in Napoli , ridusse a quartiere lu sue Soldatesche, lasciando al governo di esse é delle Terre degli Apiazzi Gio. Antonio Orsini ('onte di TagKacozzo . Venuta Ta primavera del 1444. rinviò nella Marca genti e condottieri contro Io Sforzar, altronde molestato dall' armata Pontifici» . Previde il Conte Francesco 7 Capitano senza pari ncll' età sua clw? se le truppe di Alfonso giungessero a rmnusi a quelle di Francesco Piccinino Generale del Papa ; ci più non avrebbe modo da sostenere la Città di Fermo . Onde impedire sì fatta nnione , prese I' espelli ente di attaccare il Piccinino ben postato a Monte dell' Olmo ai ij). Agosto . Aspra fu la pugno , ma in fine la vittoria si dichiarò per lo Sforza , ri quale seppe trarne profitto e col n'occupare quasi tutta la Provincia, e coli' obbligare » Napolitani a ripassare il Tronto , e cdlr indurre Papa Eugenio ad un accordo segnilo nel dr ro. Ottobre . Meditò quindi, scrive Antinoii , siili' antorità del Corro ( ih. 28. ) di portar la guerra nel Regno contro di Alfonso: ma per prepararvi»» meglio, diflcrt l'impresa, e mandò P esercito alle stanze per la Marca .
   In tali prospere circostanze, e non prima, dovè succedere ciò che Muzj racconta : T avere- cioè Francesco spedito nella nostra Regione un corpo di milizie, sotto ri cruna mio- di Antonio Tiri trizio, di cui era Luogotenente Sebastiano da Canosn , ad istigazione di Giosia e der Mazzaelocchi . Kd ecco ipialc fu 1' impolitica r ripnrrevole risoluzione , che 1' uno e gli altrt presero di concerto , per riavere Teramo nelle, lor mani : rendersi ril»eHi al Sovrano , e chiamare ne' Regali Dbminj i nemici dello Stato. Giunto il 'l'ii-vulzio , si unirono seco i vassalli di Giosia et! i Mazzaclocefii , capo ili' quali era Marco di Cappella , giovane pieno dr alterigia : dopa di che 1' oste intera si mosse ad investir la Città . Quivi si nano per la difésa introdotti piò di mrtle uomini , atti alfe arme , dal Contado e dai Feudi del Vescovo : ma quelle munizioni da bocca si erano flit te soltanto , clic la ristrettezza del teirqio aver» permesse . Vuole il citato Scrittore che F assedio di Teramo durasse più dr set mesi : il che ad afta gloria ridoitrfa de* nostri Maggiori . informato Alfonso di tali novità , dette ordine a Gio. Antonio Orsini di marciare in soccorso deglr assediati . Poche forze dovè condurre 1' Orsini , giacché bastò a romperle per Istrada nna porzione de' cavalli Sforzeschi , dr Mazzaclocchi , e di v assai fi , che Giosia staccò dal campo assediatile ad iaventa > il sorcoiso . La fame frattanto fàccvasi sentire m Città T e trai j iìr poveri , costretti a nutrirsi di cibi sordidi e vili , perirono molti r specialmente di vecchi e dr fanciulli . Non poteva Alfonso sentire con indifferenza la sconfitta del suo Vìcegcrrnfe , 1'audacia dell* Acquaviva , ed i mali dr una fedele Città : laonde ragunafo un competente esercito , Io spinse alla volta di Teramo . Dice il Mnzj che lo stesso Re , affa testa delle sue truppe , si mettesse in cammino niun'altro indizio però concorrendo a confermare tal detto , non dee tenersi coinè sicuro . Si aprirono allora gli occhi di Giosia , il quale conoscendo alla fine cFie scarso ajulo poteva sperare dal Caute Francesco, anch'egli travagliato nella Marca, come or ora vedre-