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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 2

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1832, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   qualche tempo , e cui infine chiese una categorica dichiarazione del contegno, che spiegava . La risposta del Principe fu che 1' unico motivo del suo malcontento si era il torlo , clic faccvasi ai due suoceri delle sue figlie , da clic non ancora restituì vasi a Giosia Teramo , Atri , e Silvi , nò al Sauliglia Colmile , e Catanzaro, dei quali Paesi erano stati ingiustamente sjtogliali dal Re Alfonso . Volle Ferdinando che i suoi Consiglieri dessero il loro avviso su tale risposta, uniformandosi iu line al parere di coloro, i quali opinarono doversi sagrificarc alla quiete del Regno la ragiono di Slato, c condiscendere alla pretensione dell' Orsini ; onde togliergli almeno ogni pretesto di ribellione.
   La notizia della determinazione sovrana fu un colpo di fulmine per la fazione Spennata allora dominante in Teramo , ed un balsamo salutare pe' depressi Mazraclocchi. Convocato il Parlamento vi fu chi arringò di non aversi ad ubbidire al Re : e ciò senza nota di fellonia , o di spergiuro , si.-mli i due primi capitoli del Privilegio , dallo stesso Ferdinando rilascialo podii mesi prima . Di contraria opinione fu. altro Vocale , secondo a prendere la parola , il quale propose di aversi a mandare al Re. due Oratori col transunto cosi di quello che di un altro diploma, in cui era parimente stala la Città assicurala della perpetua conservazione nel Regio Demanio, per tentale la rivocazione della nuov a concessione . Questo più moderalo temperamento adottalo , partirono due Cittadini per presentarsi a Ferdinando , che. trovarono coli'esercito presso Venosa . Si vuole che ammessi all'udienza fossero traili dal Re a ìagionamento segreto , e cou tenerezza confortali ad accettare la signorìa di Giosia . Non era ormai più un mistero i he questi si fosse gitlato nel parlilo Angioino . Or il disegno de' congiurali Baroni o sarebbe riuscito , o no . Nel primo caso il dominio di Teramo non sarebbe mancato a Giosia , cui da allora si darebbe incentivo a trattar la Città con asprezza . Nel secondo ( come il Re sperava , poggiato alla giustizia di sua causa ) suo stato sarebbe il pensiero di dare ai felloni il condegno gastigo , di restituire a Teramo la primiera libertà , c di guardarla di buon occhio pel melilo della presente rassegnazione . Dalla forza , e dalla dolcezza di somiglianti parole penetrali gli Oratoli , promisero di chinare la testa alle disposizioni sovrane , e preso commiato , si riposero in viaggio . Se il piano , clic il Re proponevasi, sembrerà a taluno disconveniente a quella lealtà, clic propria esser dee de' Principi ; si ricordi che Ferdinando fu di poca fede , ed eccellente nell' arie di simulare .
   Giunti di ritorno gli Oratori a Teramo nel giorno Aprile trovarono immersa in nuovo lutto la patria . Abbiamo notata altrove la natura feudale di Fornarolo , Castello munito di lòlle Rocca , di cui si osservano tuttora i vestigj sopra la Chiesa c casa jia crocchiale . Ne' tempi , de' quali parliamo, u' erano padroni gli Acquaviva , e perciò era Fornarolo elivc-nuto asilo de' fuoruscili , dai quab venivano frequentemente offesi i Teramani . Risolse pertanto il Magistrato di snidare da colassù quegli scclerali , al qua! effetto , armata una truppa di giovani , la spinse all' espugnazione della Rocca suddetta : infelicemente però , giacche venne rispinla colla morte di molli . La coincidenza in uu medesimo giorno di questo disgraziato avvenimento , e del mesto ritorno degli Oratori , fu notata nel Necrologio della Cattedrale ne' seguenti termini ( ap. Riccan. ) : 1) igni un esse reor nientio-nem ile iis facere , qui prò Rcpublica, Romano moiv prmltando , interem-pti sunt. : vel eliam de iis qui beneficami aliquod in Pai riunì coniulerunt .