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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 2

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1832, pagine 271

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Ben ei apprendendo il danno ed i pericoli , clic cagionar potca il fuoco appiccato alla propria di lui casa , sentì il bisogno della pace colla Veneta Repubblica : il concorso di altre causo lo fece pur sentire ai suoi Collegati , onde fu facile concliiudeiia a Bagnolo , ai 7. Agosto del medesimo anno i48.{- Sisto IV. anch' ci della Lega , potò appena leggerne gli articoli , giacche cinque giorni dopo se ne morì , e diede luogo ad Innocenzo VIII. eletto ai 39. dello stesso mese . Riposò il Regno in quiete pel resto del i484 : vi riposò pure la Città nostra ; laonde credo die non per timori di guerra , ma per ispcculazioni di commercio ella stringesse confederazione e fratellanza con Atri . Dietro risoluzione del Parlamento di Teramo , ne stipulò istrumento Notar Pascuzio Resta di Civitella., Cancelliere della Cittì» , ai 25. Ottobre . In virtù di analoga risoluzione del Parlamento di Atri , consimile istrumento rogò Notar Gregorio Maccabei di Campii , Cancelliere della Città di Atri , ai 18. Novembre . Avrà il Lettore anche prima di (juesto tratto osservato che a Giudici Civili , ed a Cancellieri Comunali , detti ancora Notai de' Capitoli, si assumevano costantemente i forestieri .
   Non duiò lunga pezza la quiete del Regno . Tornato Alfonso dalla guerra di Lombardia , volle , di accordo col padre , imporre nuove gravezze ai Baroni . Si era anche più volle lasciato scappar di bocca delle minacce sul loro abbassamento e sterminio . Sovente avea detto che giacche i Baroni non aveano soccorso il Re in tanti bisogni , ed in tante guerre , nelle quali erasi trovato ; voleva egli insegnar loro come i sudditi trattar dovessero col Sovrano . Qui 11011 lini 1' imprudenza di Alfonso , altronde odiato per la sua avarizia , e lietezza . Mal soffrendo che i due principali favoriti dui padre Francesco Coppola Conte di Sarno, ed Antonello Petrucci avessero adunate ingenti ricchezze, spesso diceva: che il Re per arricchir costoro avea impoverito se stesso , ma che egli non avrebbe mandato molto a lungo quel clic suo pad re avea per tanto tempo dissimulato . Il Petrucci , nato in Teano da poveri genitori , era giunto co' suoi talenti alla carica di Segretario del Re , ed a prendere in .moglie ima sorella di Agnello Arcamone Conte di Borici lo , dalla quale generò cinque figli , tutti col favore di Ferdinando posti in grandezza . Il primo fu Conte di Carinola, il secondo di Policastro, il terzo Arcivescovo di Taranto ( che vedremo nostro Vescovo ) il quarto Priore di Capua , 1' ultimo Vescovo di Muro . Riferite le minaccevoli parole ai due favoriti , e tenendo sicura la loro caduta, al più tardi quando il Duca montato sarebbe sul trono; si diedero a solliare nel fuoco, segretamente trattando coi malcontenti Baroni . Unitisi costoro in Melfi , in occasione delle nozze del figlio di quel Duca, risolsero di ricorrere a Papa Innoccuzo , alterato contro Ferdinando perchè il censo sotto Sisto IV. fosse stato ridotto ad una semplice Ghinea : la quale Innocenzo non volle accettare nel solito giorno de' 28. Giugno i485., onde Autonio di Alessandro Oratore del Re , che dovea prollérirgliela, ne fece protesta ( Murat. ad an. i485. Giann. lib. 28. Camil. Porz. Cong. de' Bar. lib. 1..).
   Nel' dì medesimo , vigilia di S. Pietro , un passo forte dato da Alfonso , già entrato in sospetto delle trame chc stavansi ordendo , accelerò lo scoppio della congiura . Recatosi a Chieti , quivi chiamò da Aquila Pietro-LalJe Caniponesclii Conte di Montorio , e ve lo ritenne , mandandolo quindi sopra 1111 mulo prigione a Napoli nella Torre di S. Vincenzo . Ritenne ben anche Francesco di Lucullo , Autouuccio di Pianella , c Domenico di Mon-