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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 3

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1833, pagine 320

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   clii'mn in Irrideva cosa fosse la guerra ( Panini Tcat. ile' Viceré ) : per riportile 1' allcuzionc al l)n< a di Alba , occupalo in Solmoua ad organizzare un' armala di Spagnuoli , Tedeschi , ed Italiani .
   Rinforzato ed animalo da Antonio Daria , trasferì il qnarlier generale iu Chicli , nella risoluzione di dispulare ai Pianse si il passaggio del fiume Pescara , quando impadroniti si fossero di ('/vitella o di Atri . Ma incoraggialo dalla difesa che la prima continuava ad opporre , s'inoltrò a Pescara nel dì io. Maggio , e di Ih per la Salaria alla sponda desila del Vomanó, ove passò 111 rassegna le truppe , c le esercitò con fiuta zuffa . Secondo il Necrologio di Atri , il Viceré era mi giorno i3. nel territorio di quella Cillà , 111 contrada di Morino . Ciò non impedisce il credere eh' egli avesse già spiriti di quà dal Vomano riconoscenze e distaccamenti . Costa in fatti che nel dì le armi di Filippo 1J. erano rientrate in Teramo da un'ordinanza del Sig. JJrezola , Luogotenente di Cavalleria e Governatore della Città , da me riscontrala uell' archivio di S, Giovanni , colla quale si vietò il taglio delle erbe fruttifere nella possessione delle Monache sulla collina di S. Martino . Notiamo di passaggio elio non mancarono alloggiamenti a Teramo nel prosieguo dell' auuo t55r. , leggendosi in un registro di obblighi jienes aita della Corte Vescovile ( Voi. gì. ) un'obbligazione del Massaro di Colle-Canino di pagare al Siudaco della Città Nardangelo Flasta la terza contribuzione pedi! uni, qui ^ospitati fuerant in Cantate Tcrami, mcn-sibus elapsis , ju.vta provisioncs Regie Curie, in data de'26. Aprile i558.
   Non poteva il Guisa ignorare la marcia del Duca di Alba , le cui forze venivano dalla fama esagerate . Ad averne esatta contezza , inviò verso la marina trecento cavalleggieri e cento uomini d' arme , sollo gli ordini di un tal Squero , <011 istruzione di scoprire le vere forze e gli andamenti del nemico, ili si determinò frattanto a dare uu nuovo assalto a Civitella dal canto set leni rionale, difeso soltanto dalla superstite muraglia dell' antica Iloc-ca , e clic il Marchese di Trevico trascurato avea di fortificare , sembrandogli abbastanza sicuro , stante 1' altezza e ripidità del silo . Fece a tal fine ballerò furiosamente dall' artiglierìa la muraglia 0 la torre che , come si disse , era su quello vette, dal basso della schiena del collo, su cui e piantata Civitella . E sebbene gran parte delle palle non cogliendo al segno , e passando sopra la Terra , andassero a colpire le stesse genli del Guisa , postalo dal canto di mezzogiorno o a perdersi nelle campagne fino al territorio di Campii ; pur si giunse ad aprire una breccia di oltre sessanta braccia . Pensava il Maresciallo ili far prima guadagnare quella posizione da un corpo di archibugieri , riparati dalle sassate nel montarvi da grossi balloni di lana, il quale facendo quindi da lassò vivo e continuo fuoco sopra Civitella, desse agio al grosso deli' esercito di entrare per quella volta . Penetrò facilmente il Conle le intenzioni del Guisa , onde sul minacciato luogo trasportò i due cannoui , adunò grande copia di pietre , fissò numerosa guardia di archibugieri , e ben fermando allo estremità di una trave lunga sei braccia due ruote da molino , la dispose in modo sulle mura , che col tagliare solamente una fune , precipitata sarebbe a sterminare quanto avrebbe rotolando incontralo giù quel ripido e scoperto pendìo. Non vi fu bisogno di porre in opera questa macchina semplice e terribile : ma nò ai cannoni , uè ai sassi , nè agli archibusi si diede un' ora di riposo . Ad onta di ciò , non riwovendosi il Guisa dal suo piano , ebbe a correre un grave pericolo . Ri-