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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 3

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1833, pagine 320

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   soli' occliio un compendio dell' intero secondo volume di Je2zi , e che perciò nel resto del presente Capitolo ci servirà di guida , parla di una gita di Santuccio al palazzo Colranierì, ad oggetto di scuoter Titta dall' inazione e di concertare con lui il piano di difesa . Mentre all' attività di Provenzale e di Sementi preparavasi un campo più vasto , sopraggiunse dispaccio del Viceré , che li richiamò , in vista di livorosa relazione sull' infelice impresa di Riano indettagli dal Capitano D. Diego Ramires : e che destinava in loro vece il Marchese di S. Cristina ed il Tenente Generale D. Carlo Bos , con aumento dì forze , fino a diciassette ( il superstite indice del Jezzi dice quattordici ) compagnie di fanterìa ed una di cavalli . Neil' intervallo fra la partenza dei due antichi Funzionar] e 1' arrivo de' nuovi , Titta e Santuccio non si stettero inoperosi , ma investirono all' impensata Montorio nella notte de' 18. Dicembre i<383. Il Capitano Iljrlcs, che vi comandava, oppose qualche difesa : a non perder però il resto de' suoi soldati , capitolò in fine , a condizione di consegnar tutte le armi e di ridursi a Teramo . Il primo pensiero de' partigiani ucll' entrare in Montorio fu di saccheggiare ed incendiar le case di alcuni cittadini, i quali avevano njutato Hyrlcs nella difesa, e che col fuggire aveano provveduto allo scampo delle loro vite .
   Giunse frattanto in Chicli e poscia in Teramo il Marchese , col Maestro di Campo D. Alonso de Torrejon y Perniciosa , ed ordinò tanloslo la demolizione del palazzo de' Paletti a Tizzano , eseguita sul cader di Gennajo 1684. e di quelli dei Mancecchi , dì Francesco Azzimi ( non ultimo nel rango ) in Floriano , di Alessio Saccoccia , di Vaddino Mazzarulli , e di parecchie case de' banditi minorimi genliurn . Il rigore della stagione e lo stato pessimo delle strade impedendo al Marchese di assalir tantosto i banditi , profittar volle della forzata inazione per far destramente loro insinuare il partito di portarsi ai piedi di S. E. Titta e Santuccio gustando il progetto inviarono al Marchese una bizzoca di Montorio per partecipargli che se si volesse fare una eccezione per loro due e per qualche altro Caporale , tult' i partigiani si sarebbero presentati , e recati in Napoli . I maligni aggiunsero clic Amia ( tal era il nome della mediatrice ) esibì vistosa somma al Marchese. Questi, cui il tempo giovava , colmatala di cortesìe , e ricavali da essa non pochi lumi , le die in risposta che di tutto fatto avrebbe rapporto al Viceré. Andò più volte avanti e dietro la bizzoca , finché pervenuti due migliori cannoni da Pescara ed addolcita alquanto la stagione , parve al Marchese esser giunto il momento di parlar più alto, c .per Anna mandò a dire ai due Capi che farebbero a lui cosa grata se immanlinenti sgombrassero Moulorio : dopo di clic trasferì il quartiere in Fornarolo . Da lì , nel giorno 15. Feb-brajo , spinse il Bos e due Ingegneri , colla scoi la di quattro compagnie Spa-gnuole e di dugento soldati di tracolla , a riconoscere i campestri palazzi di Titta e di Gio. Berardino. Ma mentr' essi dall' antica Rocca di Montorio facevano le loro osservazioni , provarono un assalto dai banditi , che li costrinse a ripiegare fino a Fornarolo : quivi , otto giorni dopo , il Marchese venne riufoizato dal Duca di Tocco , il quale gli condusse altri trecento uomini .
   Al Duca comunicò il Marchese il disegno di attaccare contemporaneamente hi Torre di Scalone e Montorio, con quattro corpi. Il più numeroso tentato avrebbe un colpo di mano sulla Torre di Scalone , sita un miglio e nupzo al greco di Montorio : il secondo dovea impadronirsi di M&ntorio, per