Stai consultando: 'Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 3 ', Niccola Palma
Pagina (168/321) Pagina
Pagina (168/321)
Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 3
Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1833, pagine 320
iG8
la -via di S. Giusta : il terzo avrebbe investito il Convento de' Cappuccini occupato dai banditi : ed il «piatto dovea postarsi in modo da contrastare i soccorsi , che i briganti avrebber potuti inviare da Colle Ranieri verso i tre punti di attacco . Sebbene il Duca disapprovasse tal piano , pur dal Marchese si volle mandare ad effetto, e la notte precedente agli otto Marzo restò prescelta per I' esecuzione , assai sinistramente riuscita . Giacché i tentativi contro Montorio ed il Convento andarono a vuoto : e sotto la Torre di Scalone lasciarono la vita non meno di ottanta soldati , fra i quali sei Ullrziali , compreso il figlio di D. Alonso , senza che si riuscisse a fare sloggiar da quel posto i banditi . Cagione principale di tanta perdita furono gli archibu-si degli stessi Spagnuoli , i quali tirando nel bujo della notte , andavano a colpire i loro più coraggiosi commilitoni , avanzatisi fino a* piedi della Torre , per incendiarne le porte . Nel libro de' morti di Tornatolo l»o letto che agli di Marzo r684- nella Scaramuccia della Torre di Scalone restarono ammazzati Francesco Romeno Sergente della compagnia del Capitano Barn in , ed otto soldati della compagnia del Marchese Vitelli. Senza dubbio costoro spirarono in Fornarolo o nel suo tenimento , ove il Marchese ridusse le truppe . Vi ho letto ben anche che pei- effetto della medesima scaramuccia r ai 3o. di detto mese, morì il Capitano Emanuele Molina . Degli uccisi ne' dintorni della Torre non si Ita contezza , avendone i banditi sepelliti r cadaveri in due fosse da grano : dopo «li che , dato fuoco alla. Torre , si ritirarono a Colle Manieri , senza alcuna motcsrùr.
Gouf'j per tali successi Titta e Santuccio spinsero più masnade a danneggiar la provincia , al doppio scopo di fare provvista di viveri , e di co~ stringcrc il Marchese a dividere le sue forze ' nè s' ingannarono. Nelle- vicinanze di S. Omero peto, Domenicantonio Mancecchi ebbe, ai 9. Aprile, una trista lezione dal Capitano Zunica e dalla compagnia di cavalli . eouiath-data da D. Emanuele eli Toledo , che costò la morte , fra gli altri , a Gio\'anni Pierzeile parente ed intimo compagno di Santuccio . Sì fatta lezione ingerì salutari pensieri a Tommaso Qteinteziralli di Campii , che colla mediazione di Monsig. Vespoli-Casanatte impetrò il Guidatici , onde presentarsi a S. E. con altri tredici complici . Non deponendo frattanto il pensiero di perseguitare efficacemente i protervi , conobbe il Marchese che la sola artiglieria dargli poteva una superiorità decisiva, e perciò di cinquecento contadini , requisiti dalle Villo di Teramo e di Cannplr, e forniti do7 necessari strumenti , organizzò un corpo di Guastatori, ad oggetto di agevolate il trasporto de' cannoni e de' mortai : e chiese al Viceré più abbondanti munizioni da guerra r partite da Napoli ai 19-. Aprile sopra quaranti» muli . In vista di sì fatti preparativi , i banditi evacuarono finalmente Molitorio . Quivi locatosi il Marchese , ed adunati in consiglio gli Ulìizblr superiori ed i Capitani , si convenne di non più attaccare simultaneamente i nidi de' faci-noiosi , ma 1' un do,X> 1* altro , cominciando dal palazzo di Gio. Bnardkio , conio il più vicino a Montorio : dalla quale Terra importava assaissimo- tener lontani i rivoltosi . Era questo palazzo situato in un' eminenza al maestro di Montorio : e di prospetto ad esso si fermarono le truppe uscite per porta del Colle. Mal soffrendo il Marchese la lenta marcia dell' artiglieria per quelle alpestri strade , tentò prenderlo di assalto. Bisogna dire eh' ei fosse inai servito dalle spie , j>oichò non avendo sentore dei fossi , appositamente cavati dui partigiani a qualche distanza dal palazzo , soffrì una scarica ina-