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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 4
Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1834, pagine 340
aSa
S. Maria dello Splendore a Giidia .
Vedemmo nel Cap. LXX. come 1' enunciata Chiesa, avesse ripetuta l'esistenza da prodigiosa apparizione della Madre di Dio nel i5S'j. e come se ne fosse affidata la cura ai PP. Celestini . Le camere abitate dai primitivi religiosi sono quelle del primo piano , e facilmente si riconoscono dalle fabbriche aggiunte posteriormente. Non avendo il nuovo monastero rendite sufficienti onde potersene costituire un priorato , il Generale e Definitorio dell' ordine lo dichiararono Gl'ancia di S. Onofrio . Quindi per un pezzo il supcriore non ebbe altro titolo che di Vicario . Ma eccoti Innocenzo X. dar fuora nel i(i5a. la ben nota costituzione , che ingiungeva ai Monaci stanziatiti nelle grande a ritirarsi nei principali monasteri, iu conformità della bolla di Urbano Vili, suo predecessore . Si maneggiò allora il Duca Giosia III. perchè non venissero amossi i Celestini da S. Maria . Per compiacerlo risolvè il Definitorio di smembrare dui monastero di Campii la grancia di Montone , e da quello di Mejulano la grancìa di Atri , di unirle entrambe alla grancìa di Giulia , ed eriger questa in priorato : il che venne dichiarato nel iG56. da Bologna dal P. Generale D. Mauro Leopardi. Così la cronica del Capullo . Trovo io però qualche contraddizione fra ciò clic scrive il Capullo ( intorno alla soppressione della grancìa di Atri ) ed un istrumcnlo stipulato ai 29. Marzo 16G1. avanti la Chiesa di S. Maria dello Splendore da Not. Alessandro Stirponi di Corropoli . Vi si asserisce che avendo la congregazione de'Celestini nel capitolo del i64i- risoluto di sopprimere i piccoli monasteri , incapaci di mantenere un sufficiente numero di religiosi , avea determinato d' incorporare S. Stefano di Atri a S. Maria dello Splendore : quale determinazione restò approvata nel seguente anno iG4a- da Urbano Vili, con facoltà di cnfitcuticare 1' anzidetto monastero di Atri . C questo appunto fece coli' istruinento connato il P. D. Celestino Tirani Abate di S. Maria della Civitella di Chicli e delegato del P Generale D. Celestino Teiera , col cedere ai conjugi Orazio Natale e Damia de Sanctis il monastero di S. Stefano con tutte le sue dipendenze , per 1' annuo canone di tre salme di grano e di 80. ducati , da pagarsi in beneficio del P. Priore di Giulia ; assumendosi dagli enfiteuti il peso delle glosse , non che di ricevere e trattare con docenza qualunque Celestino capitasse in Atri . Pare dunque clic 1' unione di S. Stefano al monastero dello Splendore fosso accaduta prima della costituzione d' Innocenzo X. Quando si voglia conciliare il Cronista col Notajo , si può supjKiire che il capitolo , per non disubbidire patentemente ad Urbano , avesse decretata un' illusoria soppressione di S. Stefano , col dichiararlo grancìa di Mejulano : ma che bisognò realizzare , al nuovo impulso dato dalla bolla Innocenziana . Il mio ripiego di conciliazione acquista due gradi di probabilità dal riflettersi 1. clic i destini delle grande di Atri e di Montone han dovuto marciare di pari passo . Or nel i645. anno in cui Brunetti visitò i paesi marittimi degli Apruzzi , la grancìa di Montone sussisteva ancora. 3. che il Sorricchio rilevò dai pubblici comunali registri avere i Celestini dimorato in S. Stefano fino al iG54- come egli ne accertò l' Abate generale P. D. Gio. Maria Tenga , iu nome de' pubblici rappresentanti di Atri, in data de' a5. Aprile 17G5 : copia della quale lettera trovasi inserita nei manuscrilli del valentuomo , a me gentilmente comunicata dal Sig. Primicerio D. Francesco di lui figlio .