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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 5

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1835-1836, pagine 244

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   io8
   in prigione . Essendo eslinlo il ramo cui il tragico avvenimento concerne
   liberamente possiamo applicar questo alla nostra istruzione ; poiché il vero scopo della Storia è 1' esporre la verità
   afline di render saggi gli uomini col supplire al difello dell' esperienza . Ilistoria ( Cicerone avverti 3. de orat. ) lu.x veritatis .... magistra vii ce . La ' disgraziala Lucchini ci olire un esempio di ,>iù che i malrimonj di dispari condizione sogliono tornare sventurati
   e che non convenga giammai fidarsi di chi fu nemico una volta: lo stesso Dio
   il quale esige che perdoniamo ai nemici e li benefichiamo
   ci ha ucll'Ecclesiastico ( cap. a. v. io. 11. et 12. ) ammonito a slare in guardia da essi . Impariamo dal brutale esecutore che bisogna rigettare i suggeritnenli a qualsivoglia azione non onesta
   'ancorché partano da persone di riputati talenti :
   e che di ordinario il Signore
   anche in questa vita
   non lascia impuuilo lo spargimento del sangue innocente . La vergognosa caduta dell' altero consulente nulla ha di strano per chi è uso a riflettere che cosi suola Iddio gasligar la superbia : apprendiamo piuttosto che 1' essere un imprudente più fiale uscito libero da pericoli
   ai quali si fosse temerariamente esposto
   lungi dall'incoraggiarlo a gittarsi dentro ad un nuovo l'ischio
   dovrebbe anzi renderlo più ritenuto e circospetto . Avverti Tacito ( Ann. 1. ) che non si passassero sotto silenzio né virtù
   né vlzj
   ut quo pravis dictis factisquc
   ex posteritatc et infamia metus sit. E T. Livio osservò ( praf. ) inde tibi
   tuceque Raip. quod imitere capias : inde foedum inctvplu
   foe-dum ine cu più
   foedum exitu quod vi ics .
   DOMENICO DE RUBEIS
   Di Toltea. Sentiamo da lui stesso le circostanze di sua vila. Qui* esty disse al duca Giosia III nella dedica del libro
   di cui vado a dare un sunto
   qui majora in me wiquam beneficia conlulerit . qiiam iu
   palerquc item tuus ? Nondum terlium et vigesimum tetatis annum attigeram
   crini is amplissimam
   clarissimamque civitatem Adriani mihi regeudain attribuii . Fxpleto post annum imperio
   suarum me litium his in foris patro-num adscivit
   konore mihi trecentorum centussium
   in singulos annos
   decreto : quem honorem
   eodem patre tuo non multo post vitti funaio
   tu ( nullo
   aut raro quidem exemplo ) conduplicasti . Quid quod assi-duis me cumulas augesque donis
   et nihil est
   quod abs te non ini pel rem exoremque facillime ? Quid quod non modo germani fratres
   veruni et celeri affines mei multìs per te sacerdotiis fruuntur
   iisque opimis
   et cu-rionatu immunibus ? Nella capitale fu tanto ammirata la forza e la nitidezza del parlare e dello scrivere in latino del de Rubeis
   che venne soprannominato il Cicerone degli Apruzzi . A sì falla appellazione ed alla patria di lui in Roseto allude 1' ultimo distico di un epigramma di Giuseppe Destiti : Grcecia vix unum
   vix maxima Roma dal. unum — Unum de Rubeis dant Rosee Aprutiades . Pubblicò non piccolo volume col titolo Fo-rensium Certaminum Specimen. Cui in prima quatuor paraphrasis illigata hexametris accedit . Neapoli 166S. sumptibus Novelli de Bonis . Evvi primieramente il ritratto dell' autore dell' età di anni
   in toga e mantello di avvocato . Vengono in seguilo molli elogj poetici e lapidai j
   fra i quali non tengono 1' ultimo luogo tre epigrammi del Gesuita Tommaso Bruni
   che io credo di Colonnella
   ed uao di Michele de Rubeis germano