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Storia Ecclesiastica e Civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli (oggi città di Teramo) - Volume 5

Niccola Palma
Stampatore U. Angeletti, 1835-1836, pagine 244

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   città ben tre anni e mezzo
   nel quale spazio venne dalla Siria con molti cristiani Giovanni monaco di grande santità e dottrina
   che istruì gli abitanti nella lede cattolica . Deinde Carolus Imperator volens dictarn Civi-tatem honoribus sublimare
   vocavit earn Civitatem
   mutato nomine pa~ ganorum Roccabruna? Civitas Penna:
   quasi caput et domina totius Provincia: Penncnsis : quee quidam Provincia sic extitit terminata : ex vertice montium
   qui sunt super eam et Pennini montes nuncupanlur
   usque ad mare ; a meridie usque ad Jlumen Piscarice ; et a septentr'iorie usque ad Jlumcn //umani
   ' quam Provinciam totani esse voluit sub jurisdictione > et dominio Civitatis Pernice
   co quod fuit prima Civitas aclquisita per cumdcm in partibus siprutii ; quam Civitatem donavit Ecclesia: Pirmensi Provincicv Pernice
   et eam prceclaris dotibus prccdotavit . Lo schiccherato-rc
   certamente non molto antico ne di buona fede
   si fa in seguito ad indovinale per quale ragione a Carlo fosse piaciuto mutare in Penne il nomo di Roccabruna: e dice che ciò potè essere
   o perchè ei 1'avea stabilita caput Provinciie Perirne
   o in grazia di un cavallo velocissimi cursus ( quasi che avesse avute penne in vece di gambe ) di cui erasi servito durante 1' assedio
   ovvero in considerazione del silo
   il quale undique pendei. L' originale di questo ammasso di scempiaggini
   il cui titolo è C/ironica constructionis et destructionls Civitatis Pennce
   ac de ipsius reformatione
   edita ad futuram memoriarn
   più non esisteva nel itìoò. o circa
   quando il Salconio esemplava a caratteri correnti i diplomi di sua patria : talché fu obbligato ad avvalersi di una copia
   estratta da altra copia prodotta in Roma dal vescovo di Penne nel i585. in occasione di litigio coli' abate di S. Vincenzo al Volturno sulla giurisdizione di Cellino .
   pag. 99. in Gne del cap. XVIII. Il fabbricato stesso di S. Omero indica che
   come paese incastellato
   non sia antico : clic fosse anzi costruito in fretta
   stante la poca solidità delle vecchie case
   le quali facilmente vi cadono . Dal primo mettervi piede però 1' iscrizione ( riportata da Delfico
   insieme con altra esistente nella casa della prcpositura
   Inter. Pret. p. 144- ) ed un pezzo di fregio con metopc
   che nella facciala di S. Tommaso all' occhio presenlansi
   dimostrano di essersi colà trasportati materiali da considerevoli luoghi convicini . E ben i dintorni di S. Omero abbondano di opere antichissime a calcistruzzo . Se ne veggono t. un quarto di miglio al nord
   di qua c di là dalla strada per S. Maria a Vico : ivi pur restano una base di colonna
   ed un torso di statua marmorea mancante di testa
   di braccia e di piedi
   vestita di manto
   che le cade fino alla metà delle gambe: a. un tiro di moschetto al sud di S. Omero
   sulla strada per Mo-sciano : 3. lungo la Ubrata
   sa l'ima e l'altra sponda ed eziandio sull'alveo attuale
   in contrada de' Pietrucci
   ad eguale distanza fra le Torri o S. Maria a Vico : 4- suolo delle Case ulte mezzo miglio all' est di S. Omero
   e desse sono le più notabili . Di una
   munita di sopra-forti del medesimo materiale
   nou si discerjie 1' ingresso
   perchè del tutto rincalzata
   ed in parto
   oppressa dalla casa di Domenico Calocchio. Si ravvisano bensì
   sotto 1' abitazione degli credi di Celestino Cristofari
   lo aperture superiori circolari di una seconda
   per lo quali fanno ora entrar 1' acqua piovana ; ed in tal modo quelli
   eh' cran forse Etruschi sepolcri
   divenuti sono conservo di acqua . Ma comodamente permeabile è la terza
   cui è addossala una casa colonica già do' feudatarj di S. Omero
   oggi di M. Ca-2 S