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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   Muzio, Giacomo Salamita e Stefano di notar Paolo Pistillo, i quali a viso aperto avanti al Commissario ed in qualsivoglia loco occorreva il taglio di ragionare^ diceano che mai si saria veduta tal giornata che il Duca d'Atri avesse avuta pacifica possessione della città loro (1).
   Buon esempio di cittadino che risponde intrepido alle male arti della cupidigia del potere.
   Nel i 514 visita gli Abruzzi la regina Giovanna a noi assai benevola e nel maggio viene in Teramo. Quindi grandi feste in città e un gran da fare per quei del Reggimento, uno dei quali è Stefano di Cola Muzio (2).
   In quel tempo ancora ogni Città era come un piccolo regno e chi ne rivestiva le cariche maggiori aveva potere sovrano. Per questa ragione si è notato Stefano insignito dell'autorità del Reggimento.
   Ma volgevano miseri tempi per la nostra città.
   Tre compagnie di soldati spagnoli guidati da D. Sances nel 1530 vogliono alloggio e vettovaglie. Ne hanno refiuto dalla città esausta che chiude le sue porte. Dopo lungo assedio si viene a patti e si danno ostaggi sei giovani delle principali famiglie e uno di essi è Ceccone di Stefano Muzii. Così si potè evitare rovina e disonore; e fu per alto sentire di donne teramane di nostra conoscenza. Eccone le parole del Muzii: « Era maritata poco prima di quel tempo in
   (1) Storia ec. pag. 219.
   (2) Storia ec. pag. 232,

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