Fatta una enumerazione delle cagioni che fanno scrivere altri, egli così manifesta la sua: Hor io, minimo di tutti, non sono già mosso da alcuna particular cagione, ma dall'affettione, et amor grande, che sempre ho portato et porto alla Città di Teramo mia carissima patria (i).
Questo stesso amore l'aveva già mosso prima a scrivere il Padre di Fameglia per dare prima norme e principii di retto vivere al figlio e quindi prepararlo con bontà di dottrina e di vita a servire la patria.
Quest'armonia tra l'uomo e lo scrittore, tra la vita e l'opera ci rende caro il Muzii; ci fa lui per primo apparire un bell'esemplare di padre di famiglia. Da ogni verso delle sue opere spira rettitudine, amore al vero e un desiderio intenso di perfezione. Per lui lo scrivere è un alto magistero rivolto al bene proprio e degli altri. Infatti ei dice al figlio, « io non v'ho scritto quest'opera a fine che voi habbiate a sapere i documenti et gli ammaestramenti che sono in essa per averli poi a ricontar per le piazze e in conversazione delle genti e mostrarvi savio in apparenza, ma ve l'ho scritto acciochè vi forziate d'essere veramente savio; che già l'uomo non per sapere che cosa sia il bene operare, ma per bene operare vero savio si può dir, che sia » (2).
E qui lasciamo il ritratto del Muzii, che esso si
(1) Dialoghi Curiosi ec. Prefazione al Discreto Lettore.
(2) Padre di Fameglia. Proemio, pag. 2.