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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   dobbiate fare realmente, et con effetto lo deposito di quaranta mila dorati in persona, da deputarsi da Nui, et non fandosene detto deposito fra 1111 mese, come di sopra è detto, teneino ordine da Sua Maestà Cesarea di exquire lo decreto, dando la possessione di questa Città all'IUmo Duca d'Atri: et perchè la cosa importa, quanto vedete, vi havemo spedito lo presente Misso, allo quale donante atto pubblico de la intimazione de la presente. Datimi in Castello Novo Neupolìs die quinta. Ianuarii 1522 Don Ramon do di Cordona.» foco dopo la presentata di quest'ordine venne di passaggio in questa Ci'tà I). Carlo della Noy, che andava in Napoli mandato dall'Imperatore per Viceré del Regno, ed alloggiò in casa di Ciò: Ascoli Forti uomo audace, ed a proposito ben parlatore, e ragionando con D. Carlo gli raccontò tutti i progressi, gli accidenti, e gl'incidenti occorsi nella Città fin dalla prima entrata in essa del Conte Antonio Acquaviva, e quante volte, e per quante vie, e mezzi Giosia, ed Andrea Matteo avevan tentato d'aver il dominio della Città, ed ultimamente gli disse della miraculosa fuga dell'Esercito del Duca e che i cittadini in genere, ed in specie sono tutti deliberati d'esser prima tagliati a pezzi, che divenire a lui soggetti. Fu anco subito visitato, e presentato dai Signori del Reggimento in compagnia dei dodici Deputati, i quali a bocca il supplicarono, che si degnasse, arrivato in Napoli, aver raccomandata questa Città. Il quale promise averla in protezione (siccome in effetto poi l'ebbe) ed il giorno seguente alla sua venuta si parli. Non molto dopo furono mandali in Napoli il Dottor Trimonzio, e Piersante Pellicciali te con pienissimo mandato di procura di potersi obbligare per li quaranta mila docati, e con ampia potestà di far tutto quello ora necessario per beneficio della Città, essendogli anco imposto, che avessero tentata prolongazione di tempo quantoppiù fosse stato possibile, rimettendo il tutto alla loro prudenza. Andarono costoro in Napoli, ove si trattennero tutto il seguente mese di Ottobre in negoziare, e discutere, avendo molti Principi in favore ch'erano odiosi del Duca d'Atri, ed essendo bisognato di nuovo scrivere a 1 l'Imperatore. Finalmente il di ultimo di Ottobre 1522 (essendo cosi conchiuso) si obbligarono di pagare infra termine di un anno venti mila docati in tre volte, cioè ogni quattro mesi la terza parte. E per l'altri ventimila vendono alla Regia Corte per due mila do-

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