Stai consultando: 'Della Storia di Teramo. Dialoghi sette', Mutio deì Mutij

   

Pagina (337/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (337/417)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   Rob. Oli che calamità, gemiti, pianti credo, che fossero in quell'anno nella Città!
   Giul. Pensate. E mentre i figlioli de cittadini mangiavano erbe, e non a sufficienza, i soldati attendevano del continuo a festeggiare e tra le altro fecero la caccia del toro comprato a costo dell'Università, avendola anco angariata a fare uno steccato di travi nella piazza superiore. Poco dopo, che partirono i Spagnoli, ecco venne il Viceré della Provincia con tutta la Corte ad alloggiare nella Città e poco appresso sette uomini d'armi, che ci stettero (rare volte partendo) fin all'anno 1510. Non voglio lasciare di raccontare che il Settembre ili detto anno 30 Donato di Francesco di questa Città, giovane prosperoso, e soldato, che s'era trovato alla giornata di Pavia, ed era stato Alfiere, essendo venuto a parole con uno de Signori del Reggimento vecchio, e debole gli diede un pugno nella faccia, e se ne fuggì via. Ricorse il Reggimento per giustizia al Capitano, ch'era Cesare Capece di Napoli, il quale non aspettando decreto di giustizia, fé chiamare maestri di fabbrica con picconi, e martelli, ed alla loro presenza fè diroccare la sua casa, ch'era all'incontro della Chiesa di S.Domenico, nonostante i richiami e proteste ili Berardino suo padre.
   Rob. Mi consolano simili esecuzioni di giustizia, acciocché gli insolenti imparino a vivere. Ma veramente il Capitano si pose a gran rischio, avendo ciò fatto de mandato Regio, che a lui non era lecito.
   Giul. In simili casi gli Ufficiali sono sempre favoriti da Dio, e dagli uomini. Nel seguente anno 1531 l'Università fu citata dalla Regia Udienza a pagare la pena, per aver tenuti i banditi nella Città, al tempo che I). Sances la tenne assediata. E sebbene si difese, e ci furono intercessioni di signori, fu costretta a compo-nei'si, e pagare cinque cento docati. L'Agosto di detto anno cadde la grandine nel nostro territorio sì perniciosa, che le vigne pareano di Marzo, e non fu in quell'anno raccolto pur un barile di vino, ed il grano ricondotto all'aie, e non ancora battuto ricevè similmente danno. Il Gennaio ed il Febbraio del 12 alloggiarono ad un tempo nella Città Ascanio Colonna Generale dell'Infanteria Italiana, e Gio: Battista Savelli Viceré delia Provincia, i quali lecer > tanto interesse nella Città che io non ardisco raccontarlo. Basteravvi solo

Scarica