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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   grazie col favore di alcun principe, narrando li continuali alloggia-nienti, ed altre miserie della Città, di divertire (1) tale alloggiamento e tra tanto chiuder le porte ai soldati, e sospettando un'altra volta d'assedio, cavarono tutte le donno giovani, dando in loro compagnia i vecchi, ed i fanciulli. Poi elessero nove cittadini in difesa della Città, comandando, che tutto il popolo a quei nove dovesse ubbidire. I quali subito misero gente armata in guardia del convento di S. Maria delle Grazie, temendo di non essere, come altra volta premuto dai soldati.
   Rob. Chi furono quei nove cittadini?
   Giul. Il principale fu il ]>.r Silvio Arcieri ili Ci vitella, a quel / tempo Giudice del Civile Consultore della Città, e fatto nostro cittadino: gli altri furono Cecco I orio Pellicciante, Conte di Marino dei Ben vi vero, Gio: Luca Muzio, Marchetto Massei, Marco di Scappellalo Vannemarino, Marino Montano, Roscio Flasta, e Simone di Conte.
   Rob. Fu poi assediata la Città?
   lì.
   Giul. Non già, ma del continuo notte, e giorno fu tatto un corpo di guardia nella piazzia, furono serrate tutte le porte fuorché due, e quelle similmente guardate e le sentinèlle poste alle muraglie, ed il Mastro di Campo venne più volte con poca gente nella Città a richiedere con proteste in iscritto il Reggimento, che fosse dato alloggiamento ai soldati suoi, conforme alla loro commissione, ed ordine di S. E. E dal Magistrato similmente in iscritto gli fu risposto, che nella Citla non era un boccoli di pane, e che per chiarirsi di questo foss'egli andato in persona a cercare per tutti i luoghi, soggiungendo, che se si fosse provisto di vettovaglie di fuori, non si saria mancalo di dar loro alloggiamento, e che per parie dell'Università si era ricorso al Viceré di Napoli a narrare questa mancanza, e carestia di pane, ch'era nella Città, e che quel tanto, elio da S. E. l'ossesi ordinato, erano apparecchiati ubbidire. E con queste proteste e risposte, che furono più ¡li una volta, con congregare anco più d'una volta, e quasi ogni giorno cernite, consigli, o parlamenti, con mandare e rinian-
   (1) LoMnismc, vale evitare.

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