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Della Storia di Teramo.
Dialoghi sette
Mutio deì Mutij
Tip. del Corriere Abruzzese, 1893, pagine 356

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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Si ringrazia Fausto Eugeni per aver messo
a disposizione la copia del volume.

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   piovuto duo giorni e due notti, ingrossarono i fiumi di si (atta maniera, che tutti i mulini andarono in mina, vedendosi per i nostri fiumi andare a galla le tremoie, i retrecini, i mezzotomoli, ed altri istromeuti. Talché essendo consumate le farine dei cittadini, e-non potendosi macinare delle altre, si pati molti giorni di pane, essendo necessitate molte genti nutrirsi di minestre di l'ave fresche, e vec cliie ed altre di pane succenericio fatto colla farina delle macinello da farro. Il resto dell'anno si trapassò in pace, ed in abbondanza, ed il simile fu nel seguente, eccettuo che nella primavera vennero ad alloggiare nella Città lue compagnie di soldati italiani, una del Capitano di Sanità di Sulmona, e l'altra di Francesco Rallàldo di Taranto, li quali soldati, sebbene vissero con i danari loro, diedero pur travaglio ai cittadini con alcune loro impertinenti domande, e sariano venuti alcuni alle mani con i nostri, se Ascanio Pistoia di Catanzaro di Calabria, chi; a quel tempo governava la Città, non avesse rimediato, parlando intrepidamente in favore dei cittadini ai soldati, ed ai loro ufficiali, facendone cagliare alcuni con la sua presenza, e severa cera. L'anno seguente 15-19 succedendo al Pistoia Scipione di Gennaro Napoletano persona nei vestiti, nella ciera, nel parlare e nei l'atti assai bizzarro, ed egli fu cagione che tra i prin ci pai i cittadini si cominciassero le inimicizie, le quali tuttavia crescendo, durarono più anni con morte di molli nomini di conto. Solo di buono usci di mano di cosini, che lé sgombrare da tutte le strade (eziandio dalla Ruga di Saluslro) i letami, i terrazzi, io macerie di sassi, (id ogn'allra brullizia, facendole cavare, e nettare finche furono trovati i mattonati antichi. Opera per certo, sebbene con qualche dispendio dei cittadini, da esser lodala, perchè remica la Città più bella, e d'aria purificata. Si parti di nascosto questo Capitano non dando sindicato, ed in suo luogo venne Barnahè Friglianes spagnolo, ch'era stato paggio di J). Pietro di Toledo Viceré lei Regno, e da lui molto amato, e favorito il quale benché assai giovino, dimostrò gran prudenza in governare questa Città, perciocché essendogli detto, che Ira cittadini erano alcune malevolenze, per le quali se non fessesi rimediato, facilmente si saria venuto a sangue, l'è andare in palazzo, separatamente però alcuni capi dell'una, e dell'altra l'azione, e seppe si ben dire, e persuadere accompagnando il ragionare con alcune minacce coperte, che ottenne parola da tulli

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