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Lungo la strada ferrata da Giulianova a Teramo
Note storiche ed anedottiche
Francesco Savini
F. Fabbri - Teramo Roma, 1927, pagine 53

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   sa da tutti che ad ogni vecchio edilizio, è massime agli sdruciti merli di una rocca feudale la fantasia popolare appicca la frange di racconti terribili, misteriosi e talvolta anche ridicoli, i quali non pertanto hanno spesso il fondo di storica verità e quasi sempre stretta relazione con le tradizioni popolari di altre genti, siccome gli studii su di esse, ora in voga, abbondantemenle dimostrano. Non è a dire poi se ai descritti ruderi manchi il corredo di simili tradizioni. È bene quindi, anche per l'utilità di siffatti studii, che noi raccogliamo le nostre. Notiamo frattanto che la più parte di queste si riannoda sulla persona di Giosia Acquaviva Duca di Atri, morto nel 1462, come quegli che fra i tre di sua famiglia, che furono signori di Teramo, tenne più a lungo e più fortemente, che non fecero l'avo Antonio e il padre Andrea Matteo, il dominio di quella città. Narriamo dunque questi aneddoti siccome ci venne fatto udirli dalla viva voce del popolo e con tutte le inverosimiglianze che sogliono accompagnarli. Una mattina il Duca (così indeterminatamente il volgo) andò a confessarsi presso i frati di un certo convento; ma il guardiano, subitamente smarritosi all'insolita richiesta, corre a consultarsi co' suoi confratelli. Tra questi si fa tosto avanti il cuoco col mestolo in mano e, incoraggiando il superiore, si profferisce egli pronto alla bisogna e va ad assidersi nel con-

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