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Lungo la strada ferrata da Giulianova a Teramo
Note storiche ed anedottiche
Francesco Savini
F. Fabbri - Teramo Roma, 1927, pagine 53

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   fessionario, ove aspettava il Duca. Questi m* cominciò l'accusa e le diceva grosse, ma il monaco gliele menava tutte buone; ad esempio: si professava colpevole di aver violato delle donne e 11 buon laico gli rispondeva che aveva con ciò arrecato a quelle graud'onore, quando poi rilevò di essere poco credente, il nuovo confessore senza sgomentarsi lo rassicurò dicendogli: « Oh! questo non è nulla, ci crederete in appresso ». Finalmente venuto il momento dell'assoluzione, il frate, trattosi di dentro il manico il mestolo e brandendolo sul p^o penitente a foggia di croce, ma senza che ei se ne avvedesse, pronunziò tra i denti questa nuova formula: « A te non importa, io 11 on me ne curo, ti do l'assoluzione col cucchiaio pei maccheroni ». Ed il Baca mandato assolto a quel modo si dovè partire pago dell'indulgente frate — Ora dal convento passiamo al castello. — In una bella serata estiva splende la luna sulle brune mura di questo ed il lago sottoposto s'increspa al lieve soffto dello zefflro e s'inargenta ai- raggi dell'astro notturno. Il Duca sta al verone a godersi il fresco in compagnia di chi si credeva una sposa novella venuta a rendergli l'omaggio debito giusta un diritto creduto dal popolo. Ma sul più bello si sente egli ad un tratto afferrar per le gambe da chi ei stimava donna che era invece lo sposo così camuffato e precipitar giù nelle onde del lago. Questo

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